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Macchine Fotografiche Digitali

13/06/2005
- A cura di
Hardware & Periferiche - Le tecnologie, i componenti, tutti i suggerimenti per scegliere quella più adatta.

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Foto3.jpgVediamo adesso un po' più da vicino come sono fatti questi veri gioielli della tecnologia, non lasciandoci influenzare da particolari (le piccole dimensioni, il mirino di tipo galileiano, il flash incorporato, l'obiettivo non intercambiabile) che le fanno somigliare alle "compatte" tradizionali.

Uno degli elementi più importanti, e più costosi, di una fotocamera digitale, è il "Sensore CCD", sul quale punta molto il battage pubblicitario (si legge, infatti, spesso, di "fotocamere digitali a 3, o a 4 megapixel"), ma sul quale spesso, volutamente, non è fatta chiarezza, a discapito del consumatore (leggi: tutti noi)

Cerchiamo di capire meglio. Il Sensore CCD (CCD = Charged Coupled Device, dispositivo ad accoppiamento di carica) è un elemento caratterizzante della fotocamera digitale (ma si trova anche nelle videocamere digitali e negli scanner), nel senso che non ha analogo nella fotocamera tradizionale, o meglio, corrisponde, in un certo senso, alla pellicola fotografica. Su di esso, infatti, va ad incidere la luce che filtra attraverso l'obiettivo, luce che, nelle fotocamere tradizionali va, invece, ad "impressionare", appunto, la pellicola. Foto4.jpgDi forma rettangolare, e di dimensioni inferiori ai classici 24 x 36 mm delle pellicole tradizionali, ma variabili da macchina a macchina, il sensore è formato da un numero di elementi sensibili alla luce, detti "elementi CCD" o "fotodiodi", variabile da 500.000 ai 4.000.000 e passa delle fotocamere più costose (Il record, ad oggi, Gennaio 2002 è Dimage 7 di Minolta, il cui sensore è formato da ben 5.24 milioni di elementi), e che convertono gli impulsi luminosi che li colpiscono (in pratica, la luce), in impulsi elettrici, che, a loro volta, saranno poi convertiti in dati digitali. Avvicinandoci parecchio alla realtà delle cose, possiamo dire che ad ogni singolo fotodiodo corrisponde un singolo punto luminoso, detto "Pixel", della immagine, tanto che, per comodità, sono detti pixel anche i fotodiodi del sensore (si parla, infatti, di sensori da 1,2,3 Megapixel o milioni di pixel, etc). Per avere un termine di paragone, si pensi che, per convenzione, si assume che un tradizionale negativo fotografico contenga circa 6 milioni di punti, che non sono detti pixel, ma che corrispondono ai pixel delle immagini digitali. In realtà, il numero dei fotodiodi è di poco superiore a quello dei pixel che si possono visualizzare nella immagine, in quanto alcuni di questi elementi esplicano altre funzioni, ma, in linea di massima, l'equazione: tanti fotodiodi, uguale tanti pixel, è sufficientemente corretta, per cui non sbagliamo se diciamo che, più elevato è il numero di fotodiodi del sensore, e maggiore sarà la risoluzione ottica della immagine. Quindi: più grande è il sensore, più fotodiodi vi sono contenuti, più elevata è la risoluzione ottica della immagine, ma, ahinoi, più costosa è la macchina.

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