Un altro elemento molto importante nel determinare la qualità delle nostre foto, ed anche esso, pertanto, in grado di influire pesantemente sul costo dell'apparecchio, è dato dal tipo di ottica montata.
Da questo punto di vista, non ci sono grosse differenze con le fotocamere compatte tradizionali Abbiamo, pertanto, fotocamere con fuoco fisso (cioè, con un obiettivo di lunghezza focale costante, che ci costringe ad avvicinarci o ad allontanarci dal soggetto, se vogliamo, rispettivamente, ingrandirlo o rimpicciolirlo), e sono le più economiche, e fotocamere con zoom ottico, con estensione della focale dal grandangolo (28-35 mm), al medio-tele (135-300 mm), che ci permettono di ingrandire o rimpicciolire il soggetto a nostro piacimento, senza bisogno di spostarci dalla nostra posizione, ma semplicemente agendo sull'obiettivo, e sono le più costose.
Quasi tutte, sono, poi Autofocus, nel senso che sono in grado di mettere automaticamente a fuoco il soggetto, ciò che è particolarmente utile per riprendere soggetti in movimento, e con ottica non intercambiabile; la possibilità di cambiare obiettivo, infatti, è riservata alle fotocamere professionali.
Non ci soffermeremo su termini come lunghezza focale di un obiettivo, grandangolo, teleobiettivo, autofocus, sensibilità ISO (si, c'è anche questa, nelle fotocamere più sofisticate, anche se, più correttamente, si dovrebbe parlare di "ISO Equivalenza", dato che la sensibilità ISO è una caratteristica intrinseca della classica pellicola fotografica, e, appunto, nelle fotocamere digitali, come visto, non vi è uso di pellicole. Semplificando al massimo la possiamo definire come la "sensibilità alla luce" del sensore CCD, ed è un indice della qualità del sensore stesso, tenendo presente che una sensibilità ISO non modificabile dall'utente è tipica delle fotocamere più economiche, ed è pari a 100 ISO, mentre nelle fotocamere più costose, il valore ISO può essere modificato, e va da un minimo di 100 ad un massimo di 400, per raggiungere i 1.600 ISO nelle fotocamere professionali), tempi di otturazione, aperture minime dei diaframmi, profondità di campo, perché ci condurrebbe troppo in là, ed esulerebbe dallo scopo di questa nostra chiacchierata; ma chi fosse interessato al significato di questi termini, che sono condivisi dalla fotografia classica, e che, comunque, ogni appassionato di fotografia, digitale o tradizionale, conosce, può benissimo rivolgersi ad uno qualsiasi della miriade di libri sulla fotografia. Se invece, vi interessa solo scattare le foto, e basta, potete anche fare a meno di conoscere il significato dei termini succitati. Comunque, nel glossario, verrà riportata una spiegazione molto semplice di questi termini.
Ci preme, qui, a proposito degli obiettivi, sottolineare, ancora, due aspetti:
Molte fotocamere dispongono, anche, o solo, di uno Zoom Digitale, che opera interpolando, con complesse operazioni matematiche, i dati mancanti, ed offrendo, pertanto, risultati inferiori a quelli dello Zoom Ottico. In pratica, lo zoom digitale, di solito, si limita ad ingrandire l'immagine, senza aggiungere una maggiore quantità di dettagli, ma, anzi, sgranandola. Praticamente, se mediante uno zoom digitale di 2.5 x acquisiamo una immagine a 1600 x 1200 pixel, la nostra foto avrà una ricchezza di dettagli simile a quella di una foto scattata ad una risoluzione ottica di 640 x 480 pixel, con una riproduzione ottimale, in fase di stampa, solo nel formato 5.4 x 4 cm! Quindi, anche in questo caso, quando vi si parla di Zoom, chiedere sempre se si tratta di Zoom ottico, o di Zoom digitale, perché, come avrete capito, anche qui ci può essere l'equivoco.
Quando si parla di lunghezza focale degli obiettivi delle fotocamere digitali, questa viene sempre riferita al formato fotografico tradizionale, quello delle 35 mm. Questo perché, mentre nelle macchine fotografiche tradizionali l'area su cui si forma l'immagine è sempre di 24 x 36 mm (queste, infatti, sono le dimensioni standard dei singoli fotogrammi dei rollini fotografici), nelle fotocamere digitali, le dimensioni del sensore CCD sono sempre più piccole rispetto a quelle della normale pellicola, per cui, per ottenere lo stesso angolo di visuale di una macchina fotografica tradizionale, anche la lunghezza focale dell'obiettivo dovrà essere inferiore in misura proporzionale. In pratica, se il sensore CCD ha una superficie che è 1/3 di quella della pellicola fotografica, e cioè, 8 x 12 mm, anche l'obiettivo standard avrà una lunghezza focale pari ad 1/3 di 50 mm e cioè, di 17 mm, che, nella fotografia tradizionale corrisponde, invece, alla lunghezza focale di un buon grand'angolare. (50 mm è l'obiettivo considerato standard nella fotografia tradizionale, perché è quello la cui lunghezza focale si avvicina alla diagonale del fotogramma. In realtà, nel formato 135, la diagonale del fotogramma 24 x 36 è di 43 mm, ma l'obiettivo considerato standard ha una lunghezza focale, appunto, di 50 mm, perché il suo angolo di campo, e cioè, la parte di spazio che riesce a ritrarre, che è di circa 45°, è praticamente uguale a quella dell'occhio umano, ed il tipo di immagine che esso forma è, pertanto, molto simile a come noi vediamo la realtà).
Inoltre, le diverse fotomacchine digitali, hanno sensori CCD di dimensioni diverse, per cui sarebbe impossibile paragonare tra di loro obiettivi di marche e modelli diversi.
Equiparando la lunghezza focale degli obiettivi di queste macchine a quella delle 35 mm, si evita, pertanto, confusione, e si può capire, così, immediatamente, di che tipo di obiettivo si tratta: standard (50 mm), grandangolare medio (35 mm), grandangolare vero (28 e 24 mm), grandangolare spinto (da 21 mm in giù), lungo fuoco o telino (da 80 a 120 mm), medio tele (da 135 a 300 mm), teleobiettivo (dai 300 mm in su).