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Nuovi tentativi per impedire il P2P

26/02/2009
- A cura di
Tecnologia & Attualità - Norvegia, Irlanda, Danimarca e Italia: tutti colpiti dai recenti avvenimenti. Diverse soluzioni, diverse opinioni ed un solo problema: il file-sharing illegale.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

L'Europa continua ad essere al centro di forti pressioni da parte dei discografici: l'Industria della musica è scesa sul sentiero di guerra tentando di colpire, pian piano, tutti gli Stati.

Tutto ciò cade in concomitanza con il processo a The Pirate Bay, additato come uno dei principali protagionisti della violazione del diritto d'autore. Oltre al recente tentativo di blocco in Norvegia, si torna anche a parlare della questione irlandese.

Già il mese scorso l'Industria ha esercitato pressione su Eircom, maggior provider d'Irlanda, cercando di obbligarlo a impedire gli accessi alla gran parte dei siti riguardanti il file-sharing illegale.

Dopo che l'IFPI è riuscita nel proprio intento in Danimarca, e dopo aver tentato la stessa mossa in Italia, ma senza risultati particolari, IRMA (che non è una bella donna, bensì l'Irish Recorded Music Association) punta nuovamente il dito sullo Stato Nord Europeo.

Ad una prima analisi, sembrava che Eircom si fosse definitivamente arreso alle richieste inoltrate: secondo quanto trapelato il provider avrebbe accettato di inibire l'accesso a qualsiasi sito segnalato dalla stessa IFPI, senza nemmeno bisogno di un'ordinanza formale.

In seguito alle lamentele di Eircom, in quanto il provvedimento toccava solo la propria clientela, e non quella dei concorrenti, ora, sotto la minaccia di azioni legali, i detentori dei diritti pretendono che tutti i provider seguano il primo esempio; anche questo sarebbe dovuto avvenire senza attendere responsi ufficiali e senza azioni legali.

Nonostante le prime preoccupazioni, però, sembra che l'ammonizione sia stata bloccata immediatamente; Eircom ha dichiarato che, senza documenti ufficiali, nessun sito verrà reso inaccessibile. Un controsenso se pensiamo che, da quanto emerso inizialmente, l'azione sarebbe dovuta avvenire senza l'aiuto della legge; tuttavia questa risulta una mossa molto rischiosa, in quanto potrebbe non volerci molto prima che IRMA riesca a raggiungere il proprio obiettivo tramite un procedimento giudiziario.

Ora infervorano le polemiche, ma siti come The Pirate Bay non vengono bloccati. Ci chiediamo, però, se sia un caso che la ritrattazione della faccenda irlandese cada proprio durante i recenti avvenimenti che hanno coinvolto una nota rock band dello Stato.

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