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![]() Ha alzato un polverone mediatico davvero notevole l'articolo "La Camera manda avanti il DDL anti-blog" apparso nei giorni scorsi su Punto Informatico. La Camera sta portando avanti un disegno di legge che costringerebbe qualunque gestore di blog o sito web in grado di generare introiti a registrarsi presso il Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC). Non si pensi solamente ai grandi portali di informazione: come puntualizza ICTblog.it, potrebbe bastare anche un solo banner AdSense da pochi euro l'anno per soddisfare i requisiti della normativa sotto esame. I contrariDue sono i nodi cruciali verso i quali gli oppositori stanno puntando il dito. Innanzitutto, ogni pubblicazione Internet che soddisfacesse i requisiti diverrebbe passibile di diffamazione a mezzo stampa: se è vero che questo potrebbe offrire una tutela per le aziende ed i professionisti, è altrettanto possibile che la minaccia di un procedimento legale venga strumentalizzata, divenendo modo per rimuovere preventivamente opinioni scomode dalla rete. Leggasi: o rimuovi l'articolo in cui parli male del mio prodotto, o ti denuncio. Il secondo punto cruciale riguarda invece la procedura stessa, che richiede una trafila burocratica non indifferente ed una conseguente spesa addizionale. In quanti, fra i tanti semplici appassionati di cui è popolata la rete, sarebbero disposti a sobbarcarsi tale onere addizionale? e quanti preferirebbero invece abbandonare? Non tutti sono contrariSebbene sotto i riflettori siano soprattutto le voci arrabbiate dei vari blogger, sono apparse anche alcune opinioni favorevoli. "Chiunque abbia interesse nel pubblicare un'informazione", argomenta uno dei favorevoli, "ne deve anche essere il diretto responsabile, altrimenti è come lanciare una pietra e nascondere la mano... perché mai?" "Chi vuole bloggare dovrà pagare e avere doveri, non solo diritti." sostengono altri. "Non ho capito perché un normale giornalista deve rispettare le leggi e e un blogger no.", si continua. L'opinioneÈ davvero difficile formulare un'opinione su questo importante disegno di legge in modo imparziale. Comunque la si voglia vedere, credo sia certo che, vista la vastità della Rete e la possibilità di pubblicare all'estero appoggiandosi a qualche escamotage tecnologico, la legge sarebbe davvero inapplicabile. E, come tale, usata alla bisogna in modo chirurgico, con buona pace de "La legge è ugvale per tutti". D'altro canto, credo sia importante, vista la centralità e la diffusione ormai capillare di Internet nella vita di tutti i giorni, introdurre una forma di responsabilità più diretta per chi desidera esprimere opinioni in Rete: l'espressione deve continuare ad essere libera, ma deve anche essere corretta, puntuale e comunque tale da non ledere la libertà altrui. Come avviare questa rivoluzione? A ognuno il proprio mestiere. A me informare, ai giuristi trovare un giusto bilanciamento fra il rispetto dei diritti in gioco. Segnala ad un amico |
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