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UK: approvata la legge anti-P2P

12/04/2010
- A cura di
Zane.
Filesharing Peer-to-peer - I sudditi di Sua Maestà potranno presto vedersi privati della connessione alla Rete, in caso fossero "pizzicati" a trastullarsi con attività di filesharing illegale. Monta la polemica, ma il testo è ormai legge.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Il vero nome della proposta, in procinto di divenire legge del Regno Unito a tutti gli effetti una volta ottemperate le ultime formalità, è Digital Economy Bill: si tratta di una normativa alquanto ampia, che spazia dalla regolamentazione dei servizi televisivi locali, ai sistemi di classificazione dei videogiochi fino alle metodologie di registrazione dei nomi a dominio.

Ma il testo, studiato per regolamentare l'economia digitale dell'isola, è già stato ribattezzato "legge anti-P2P" o "ammazza-filesharing": alcuni punti del documento sono infatti tesi a tutelare gli interessi delle aziende del Regno Unito che si trovino impegnate a lavorare sul fronte creativo nell'era di Internet.

Un proposito sicuramente lodevole ma che, secondo le impressioni degli addetti ai lavori, ha come primo obbiettivo quello di schiacciare il filesharing all'interno del territorio, con pesanti ripecussioni sulla libertà d'opinione ed il nero spettro della censura dietro l'angolo.

Il sito web di BBC, principale servizio informativo del Regno Unito, ha pubblicato un interessante articolo nel quale spiega le conseguenze pratiche della nuova normativa.

Si tratta, fondamentalmente, di una sorta di three strikes: alla prima violazione del copyright, il cittadino sarà avvisato, tramite una lettera formale, che è stato "pizzicato" a svolgere un'attività illegale. In caso si dimostrasse recidivo, all'utente verrà ridotta la velocità ed altri privilegi di connessione. Alla terza si passerà alla disconnessione.

In vero, il numero di infrazioni prima della disconnessione non pare essere specificato chiaramente, ma risulta evidente che l'attuazione pratica non si discosterà troppo da questo modello.

Ma vi sono anche altri dettagli interessanti: gli operatori di punti d'accesso Wi-Fi (o, semplicemente, gli utenti che mancassero di proteggere debitamente l'accesso alle proprie reti senza fili) potranno essere considerati responsabili per le violazioni perpetrate dagli avventori, così come tutti gli intermediari, università e biblioteche comprese.

Anche gli ISP sono chiamati in causa: stando a quanto si legge, i fornitori di connettività potranno essere costretti a bloccare a monte la possibilità di raggiungere siti e portali colpevoli di erogare contenuti tutelati senza autorizzazione. Questo punto però è ancora in discussione, e non entrerà in vigore nell'immediato.

La responsabilità di identificare i pirati è nelle mani dei detentori dei diritti, che saranno poi chiamati a segnalare gli scambi illegali all'autorità.

Il Regno Unito si uniforma così alla dottrina francese: una soluzione che, come evidenziato da alcuni studi, potrebbe non essere efficace quanto i proponenti potessero pensare.

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