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Pirateria: lo studio evidenzia danni catastrofici. Ma è finanziato dagli interessati

22/03/2010
- A cura di
Zane.
Tecnologia & Attualità - Si parla di danni multi-miliardari al settore, in grado di impattare il PIL e raggiungere proporzioni critiche entro il 2015. Ma le stime partono da presupposti alquanto dubbi, si insiste a parlare di "mancati introiti" e l'azienda che l'ha realizzato è tutto tranne che "super partes". Frattanto, YouTube accusa Viacom: l'azienda carica di nascosto opere tutelate, poi accusa di violarne il copyright.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Snocciola cifre davvero preoccupanti lo studio realizzato da TERA Consultants inerente i danni che la pirateria potrà cagionare all'industria europea nei prossimi 5 anni. Si parla di 240 miliardi di euro complessivi, in grado di costare il posto di lavoro a 1,2 milioni persone impiegate nel settore.

Le uniche speranze per evitare una tragedia sociale di siffatta portata sarebbero sensibilizzazione e repressione. La prima, da portarsi avanti mediante campagne informative, l'altra a suon di disconnessioni su larga scala per i (milioni?) di recidivi che continuassero a trastullarsi con attività di filesharing selvaggio.

Uno studio di parte?

È altrettanto interessante però leggere fra le righe. TorrentFreak l'ha fatto, portando alla luce una serie di assunti davvero difficili da comprovare.

Lo studio basa le proprie stime sulla crescita del numero di utenti connessi alla rete, dando per scontato che ogni nuovo utente sia interessato a piratare opere tutelate.

Si parla poi di una diretta correlazione fra il volume di traffico e il numero di contenuti piratati, ignorando completamente il fatto che potrebbe semplicemente trattarsi della tendenza a scambiare file più voluminosi a causa dell'alta definizione (una parte dei quali, fra l'altro, potrebbe non essere tutelata da diritto d'autore, considerata la disponibilità di videocamere consumer con risoluzione HD ed il crescente interasse nel software libero).

TorrentFreak prosegue poi evidenziando alcune incoerenze e sospetti errori editoriali nella realizzazione dei grafici, aspetto che certo non contribuisce a conferire credibilità al tutto.

Il blogger Stefano Quintarelli ha poi scovato un'interessante pagina sul sito ufficiale di TERA Consultants nella quale l'azienda delinea la propria mission: la realizzazione di studi di settore utili ad "accompagnare le attività di lobbying intraprese dai propri clienti". A meno che TERA Consultants non abbia iniziato a fare beneficenza, pare quindi evidente che lo studio sia stato finanziato dagli interessati: questo non può certamente essere considerato a priori un fattore incriminante, ma getta quantomeno le basi per forti conflitti di interesse.

Ma vi è un dato che, più di ogni altro, genera forti perplessità: lo studio continua a parlare di "mancati introiti", basandosi sul presupposto che l'industria avrebbe potuto fare cassa su ogni opera pirtata. La possibilità che molti avrebbero semplicemente rinunciato a visionare tali opere in caso non fosse stato possibile ottenerle gratuitamente non viene considerata.

Ad ogni modo: anche il Partito Pirata del Regno Unito e l'associazione Open Rights Group non hanno mancato di esprimere opinioni fortemente negative: "Ne ho fin sopra ai capelli di sentire propaganda aziendale impiegata per giustificare intrusioni nei nostri diritti di libertà di parola, pivacy e processi equi", ha tuonato il direttore esecutivo di Open Rights Group.

Più sottile il leader del Partito Pirata d'oltremanica: "La perdita dichiarata di 1.200 sterline [1330 €] per ogni abitazione nel Regno Unito è chiaramente ridicola. Io certamente non conosco nessuno che abbia 1.200 sterline in più nel proprio portafogli grazie alla pirateria".

YouTube accusa Viacom

Sullo sfondo intanto, proseguono i battibecchi fra YouTube e Viacom. Nel 2007, quest'ultima ha trascinato i responsabili del video-sito in tribunale con la richiesta di 1 miliardo di dollari, da versare a titolo di risarcimento per i continui ed intenzionali abusi di materiale tutelato da copyright.

Fino ad oggi, la bilancia del giudizio ha pesato dalla parte di Viacom. Ma da YouTube arrivano ora rivelazioni importanti: Viacom avrebbe assunto "non meno di 18" agenzie di marketing per caricare sul Tubo opere tutelate a scopo promozionale, alcune delle quali sono poi state inserite da Viacom stessa nella lista di file "scottanti" utilizzati illegalmente da YouTube.

Il giudice ha concesso fino al 30 aprile alle parti per sottoporre le proprie prove. La sentenza è attesa per giugno.

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