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I videogiochi violenti non generano mostri

26/11/2007
- A cura di
Archivio - È questa la conclusione a cui è sopraggiunto un ricercatore americano, secondo le cui valutazioni i tanti tromboni pseudo-scientifici che sparano contro i "killer videogames" hanno venduto la propria obiettività alla voglia di capri espiatori proveniente dalla massa.

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I videogame sono tradizionalmente oggetto di dibattito e polemica da parte di sedicenti esperti, scienziati, blogger e politici tecno-inetti, tutti preoccupati di verificare, possibilmente con strumenti scientifici e statistici, che la violenza virtuale non abbia effetti nefasti anche su quella reale. Di recente si è arrivati al punto di accusare una nota saga horror per console di essere razzista, basandosi sulla visione di un semplice trailer di pochi secondi e senza addurre uno straccio di motivazione decente a supporto dell'infamante accusa (rif. Resident Evil 5 accusato di razzismo).

Contro la facile, banale e inconsistente equazione "videogame violenti = violenza reale" scrive ora Christopher Ferguson, professore di scienze comportamentali presso la Texas A&M International University, che in un'analisi incrociata degli studi sugli effetti della violenza simulata mette a nudo l'evidente influenza degli umori dell'opinione pubblica sui ricercatori, e quindi la relativa inconsistenza dei suddetti studi in un'ottica prettamente scientifica.

Il professore scrive che "La violenza nei videogame è divenuta una questione altamente politicizzata per gli scienziati e il pubblico. C'è una continua preoccupazione che giocare ai videogame violenti possa aumentare il rischio di aggressività nei giocatori". Gli studi condotti sotto questa continua pressione delle volontà censorie diffuse tra gli umori generali sono dunque inficiati alla base dalla loro assoluta mancanza di oggettività, suggerisce l'esperto.

Ferguson nota che l'influenza dei preconcetti di tecno-inetti e ignoranti in materia è un problema sia per gli studi sui comportamenti aggressivi che per quelli sui processi cognitivi legati alla percezione. "Una volta liberati dall'influenza di pubblicazione - scrive il ricercatore - gli studi sulla violenza nei videogame non hanno fornito alcun supporto all'ipotesi secondo cui il giocare ai suddetti si associa ad una maggiore aggressività".

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Al contrario, continua lo studio meta-analitico, "giocare con i videogame violenti è un'esperienza che rimane intimamente collegata ad una più alta percezione sensoriale". In tal senso Ferguson non fa che confermare la validità di quelle - rare - ricerche positiviste che parlano di capacità percettive molto più pronte per chi si allena in maniera costante agli FPS iper-violenti a-là Doom, o di effetti salutari sui processi mentali connessi alla salvaguardia del sistema nervoso centrale negli anziani.

A ulteriore prova della clamorosa fesseria che è la suddetta equazione tra videogame e violenza, Ferguson si sofferma sulla semplice verità statistica della diffusione del videogaming tra gli adolescenti, il 98,7% dei quali vi è coinvolto a vari livelli, in relazione alla bassissima percentuale di eventi come le stragi nei campus universitari o altrove in cui il divertimento interattivo viene puntualmente evocato come elemento scatenante della follia omicida.

"È possibile che un comportamento con un alto livello di penetrazione (come ad esempio giocare ai videogame) - si chiede infine il professore - sia utile a spiegare un comportamento che si verifica con una percentuale davvero bassa (come le stragi nelle scuole)? O per dirla in altri termini, può un comportamento praticamente universale prevederne uno così raro?".

E a dimostrazione della universalità del videogaming - e per contrasto della relativa stupidità di chi pretende che giocare a uno sparatutto trasformi una persona sana di mente in un maniaco omicida assetato di sangue - è d'uopo ricordare la decisione Libreria del Congresso USA, una delle più importanti istituzioni culturali del mondo, di preservare i videogiochi, indipendentemente dal loro grado di violenza, per la consultazione da parte delle generazioni future (rif. Libreria del Congresso USA preserverà i videogame).

Sperando che nel domani la madre dei cretini finalmente muoia e che i benpensanti, se proprio non avranno niente di meglio da fare che gridare ancora "al lupo al lupo", se la prendano con qualcos'altro e lascino in pace i videogame.

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