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![]() Vista la bruttissima aria che da un po' di tempo tira per i videogame verrebbe da esclamare "Finalmente c'è qualcuno che ne parla anche bene!". Dopo l'idea di istituti educativi per videogamer e sviluppatori doc del Ministro delle Industrie Creative inglese, la nuova nota positiva per un mezzo di espressione e comunicazione sempre additato come origine ultima di tutti i mali del mondo dai perniciosi benpensanti arriva dall'Università di Rochester, USA.
Ebbene, esaminando le capacità visive degli studenti alla fine dell'esperimento si è scoperto che bastano 30 ore di gioco scaglionato per aumentare la capacità di distinguere le figure nello spazio, come ad esempio nel caso di quelle presenti sul cartello usato per i test. Ma c'è dell'altro: l'intero apparato visivo, e la capacità sottostante del cervello di percepire la realtà, aumenta di un notevolissimo 20% dopo un mese di gioco. E pare che siano proprio i tanto vituperati first person shooter, titoli di azione violenta e blastatoria da sempre biasimati per i loro contenuti forti, ad essere quelli più indicati per allenare il cervello e fargli sviluppare capacità da "cyborg". Unreal Tournament, insomma, rende alla mente più di un Tetris o un Lumines qualsiasi. I videogame tutta azione, marine spaziali e ambienti complessi che modificano di continuo gli elementi in gioco spingerebbero l'apparato percettivo umano ai suoi estremi, costringendo le zone cerebrali interessate ad adattarsi di conseguenza, e a rispondere più prontamente alle sollecitazioni esterne. E per chi, aggiungiamo noi, è aduso a fare tanta pratica anche oltre le 30 ore al mese indicate, una vista e una capacità reattiva da predatori rapaci non la leva proprio nessuno... Segnala ad un amico |
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