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L'Inghilterra vuole l'Università dei Videogiochi

19/01/2007
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Archivio - Proposta dal "Ministro della creatività": fondare istituti educativi con cui alimentare l'industria dell'intrattenimento di domani. Mentre nel resto d'Europa si pensa ai divieti e alle "violenze psicologiche" di giochini per PS2 di dubbio valore.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

01_-_Rule_of_Rose_-_cover.jpgCostantemente messo sulla graticola dai perbenisti, accusato di rendere violenti e aggressivi e stigmatizzato da una politica europea vegliarda e troppo piena di se per rendersi conto dell'assurdità di proporre la punizione di azioni di violenza virtuale, il media videogioco trova qualche alleato oltre Manica, nella fattispecie nel Ministro delle Industrie Creative inglese, Shaun Woodward, che ne evidenzia le qualità in un'intervista recentemente rilasciata al prestigioso Financial Times.

Un ministero peculiare, quello di Woodward, pensato per promuovere le "arti" e le attività d'ingegno in una nazione, l'Inghilterra, dominata dal settore dei servizi com'è oramai norma per i paesi più sviluppati. E accanto al cinema e alla musica, il ministro Creatività cita proprio il business dei contenuti interattivi come uno degli elementi fondamentali dell'economia nazionale e non. Unica differenza, la prospettiva dei videogiochi e delle home console, ancora troppo legati ad una visione minimalista e riduttiva che li relega al ruolo di "giochini", non tenendo conto dell'enorme portata economica raggiunta dal settore.

Ed è probabilmente questo il motivo fondamentale alla base della grave mancanza, biasimata da Woodward, di istituti formativi per sfornare nuovi professionisti adeguati alle necessità dell'industria: esistono accademie e scuole professionali per il cinema, la musica, la televisione, denuncia il ministro, ma niente che possa preparare ad un futuro nel mondo dei videogame. Una mancanza a cui gli stessi produttori dovrebbero rimediare.

A questo genere di studi, nota Woodward, potrebbero altresì accedere quei ragazzi magari svogliati o poco produttivi nelle scuole "tradizionali", ma con spiccate tendenze a torturare joypad e tasti fuoco fino alla distruzione totale del boss di fine livello. L'iniziativa potrebbe poi rivelarsi attrattiva anche per tutti quei giovani inglesi che hanno deciso di non continuare gli studi dopo le superiori ma che hanno qualità e "doti" ficcanti per il media interattivo.

Per corroborare l'opportunità della proposta, Shaun Woodward cita mancanze di talenti nel management e nella gestione finanziaria delle aziende specializzate, accanto alla necessità, particolarmente sentita in un mondo che soffre della sindrome accelerata di "parossismo evolutivo", di un continuo rinnovo dei designer, degli artisti audio-video e degli ingegneri del software che creano i mondi che abitiamo sullo schermo o sul televisore di casa.

02_-_Rule_of_Rose_-_cinematics.jpg

Una proposta in fondo sensata: abbiamo spesso ripetuto in passato come il divertimento interattivo sia oramai un elemento cruciale nella moderna industria dei contenuti, per giunta con un peso specifico in crescita costante. La stessa sensatezza che, come denuncia il clamoroso episodio della volontà di censura preventiva di Rule of Rose (adventure per PS2 dalle scarse qualità ma capace di eccitare le fantasie pruriginose dei politici nostrani con scene blande e mal interpretate), purtroppo non si trova tra i ministri italiani, sempre pronti quando si tratta di mettere bavagli a cose che, sostanzialmente, non hanno l'intelligenza e la capacità di capire se non in maniera superficiale...

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