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La tecnologia di protezione sviluppata dalla russa Protection Technology ha nel corso dei mesi catalizzato attorno a se critiche e polemiche, per via del suo modo di operare "a basso livello" rispetto al sistema operativo. StarForce, infatti, installa dei driver virtuali nascosti, attraverso cui controlla l'autenticità del disco inserito nel lettore ottico. In molti si sono poi lamentati di malfunzionamenti dei propri dispositivi dopo l'installazione di software facente uso della protezione. Senza contare l'assoluta impossibilità di disinstallare la protezione assieme al gioco che ne fa uso. Siti come Boycott StarForce hanno acquistato un seguito sempre più numeroso, mentre i gamer hanno cominciato a boicottare l'acquisto dei titoli protetti. StarForce, di contrasto, si è rivelata sì efficace nel ridurre la copia non autorizzata dei titoli protetti, ma non c'è voluto molto perché si individuassero i suoi punti deboli: a discapito dei problemi riportati da molti utenti circa la stabilità del sistema operativo compromessa e addirittura il danneggiamento delle periferiche IDE ATAPI collegate al PC, si è rivelato possibile bypassare la protezione attraverso un mix di stratagemmi hardware (scollegando fisicamente i lettori) e software ("nascondendo" i drive all'occhio guardingo di StarForce utilizzando software come StarForce Nightmare).
Arriviamo infine al 14 Aprile, quando Ubisoft, costretta a fronteggiare un numero sempre più corposo di acquirenti insoddisfatti, e una causa della bellezza di cinque milioni di dollari, ha dato l'annuncio ufficiale dell'abbandono della protezione. Ed essendo Ubisoft il publisher di maggior peso internazionale a fare uso di StarForce, si può facilmente prevedere una reazione a catena che faccia finire presto nel dimenticatoio questo ennesimo caso di degenerazione da DRM. Dopo il caso del Rootkit di Sony e della protezione XCP, che ha generato un danno di immagine peggiore di qualunque insuccesso commerciale, un nuovo esempio di come le Corporation sbaglino, e danneggino costantemente se stesse, nel continuare a voler "blindare" i contenuti e i prodotti d'ingegno. I sistemi di Digital Rights Management, lungi dal debellare la pirateria informatica e telematica, sono il vero problema dell'industria, non certo la (fallace) soluzione. Al contrario, lo ripetiamo ancora una volta, occorrerebbe ridisegnare l'intero sistema di gestione dei diritti d'autore, partendo da un semplice dato di fatto: l'evoluzione tecnologica e la filosofia del content sharing che pervade da anni la rete ha preso il sopravvento sulle abitudini degli internauti, ed è oramai possibile condizionarla solo dal suo interno, facendosela alleata e non cercando di contrastarla. Inutilmente, a discapito sempre e comunque di chi dovrebbe vendere dischi e videogiochi, e non certo installare software malevoli sui computer degli utenti. Segnala ad un amico |
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