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Antitrust: ora tocca a Google

25/02/2010
- A cura di
Zane.
Tecnologia & Attualità - L'Unione Europea indaga circa un nuovo abuso di posizione dominante. Questa volta si tratta di Google, accusato dai concorrenti di rendere artificiosamente meno visibili i servizi di ricerca alternativi.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Ora che il caso inerente Internet Explorer è giunto alla conclusione, l'Unione Europea sposta la propria attenzione su Google.

Con un messaggio apparso su Google European Public Policy Blog, il colosso della ricerca ha informato l'utenza di aver ricevuto una notifica formale da parte della Commissione Europea (probabilmente la stessa che indagato sull'affare Microsoft, trattandosi di tematiche simili): tre aziende operanti nel campo del search hanno infatti lamentato che gli algoritmi di Google sarebbero studiati in modo tale da penalizzare la visibilità dei rispettivi siti, con l'evidente scopo di evitare che l'utenza possa in seguito preferire tali servizi a quelli offerti da Big G.

WSJ ha dettagliato, senza citare la fonte, che l'indagine è in una fase preliminare di "accertamento dei fatti".

Fra gli accusanti vi sono il sito di comparazione prezzi Foundem, il motore di ricerca specializzato in materia giuridica ejustice.fr, e Ciao! from Bing, servizio di e-commerce acquisito nel 2008 da Microsoft e successivamente legato al motore decisionale del gruppo.

Google ha concesso che gli algoritmi utilizzati per stabilire l'ordine dei risultati non sono perfetti, ma il problema del search è computazionalmente molto complesso: "Immaginate di dover ordinare i 272 milioni di possibili risultati per ricerche popolari come iPod su uno schermo di computer da 14 a 12 [pollici] in pochi millisecondi. È una sfida che affrontiamo milioni di volte al giorno".

Il post non rinuncia a lanciare una frecciatina a Microsoft: Google ha segnalato infatti che le relazioni con Ciao! sono state ottime fino al 2008. Le lamentele sono iniziate solamente in seguito all'acquisizione del servizio da parte della rivale.

"Abbiamo sempre lavorato duramente per assicurarci che il nostro successo sia raggiunto in modo corretto, tramite l'innovazione tecnologica e ottimi prodotti, piuttosto che cercando di forzare il legame con gli utenti o gli inserzionisti o creando barriere artificiali all'ingresso" puntualizza il messaggio.

L'opinione

Osservando i siti delle aziende che lamentano le penalizzazioni, sorge il sospetto che Google sia in buona fede, e le aziende concorrenti siano solamente a caccia di un po' di pubblicità gratuita, garantita dall'attenzione della stampa specializzata sulla vicenda. La compagnia di Mountain View ha infatti fatto la sua fortuna cercando di indirizzare i visitatori verso servizi ricchi di contenuti, privilegiando quei siti che propongano materiale originale e rilevante.

Con moltissimi link in uscita e pochi contenuti on-site, difficilmente tale definizione si può applicare a ejustice.fr o Foundem, motivo per cui la "penalizzazione" lamentata potrebbe essere parte delle regolari operazioni di classificazione messe in atto dagli indici.

Discorso differente per quanto riguarda Ciao! from Bing che, affiancando numerose opinioni dei consumatori alle segnalazioni proposte riesce comunque a generare una buona quantità di informazioni più o meno rilevanti. Di conseguenza infatti, ricerche come comparazione prezzi, confronto prezzi e simili posizionano sempre il sito in posizione ben visibile su Google Italia. La situazione è differente con le varie forme di price comparison su Google internazionale, ma è altrettanto vero che il bacino di concorrenti e possibili risultati è molto più ampio.

Ad ogni modo, la parola spetta ora all'UE. Sarà sicuramente interessante capire se la Commissione reputerà credibili le argomentazioni di Google, richiederà una variazione nel metodo di indicizzazione o proporrà qualche altra forma di mediazione.

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