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![]() EMI aveva promesso sfracelli, ma pare che alla fine la major e il gruppo dirigente di IFPI, che rappresenta per l'industria musicale internazionale quello che RIAA è per le etichette che operano sul mercato statunitense, abbiano esercitato la difficile arte del compromesso per salvare capra, cavoli e fondi destinati all'organizzazione, attiva in particolare nelle misure anti-pirateria contro la contraffazione e i presunti danni provocati al mercato dal P2P non autorizzato di contenuti protetti dal diritto d'autore. EMI Group, attualmente alle dipendenze del finanziere Guy Hands e della sua società di ventura Terra Firma, aveva lasciato intendere di voler cessare del tutto le laute donazioni a RIAA e IFPI vista l'insoddisfazione per come i milioni di dollari versati annualmente fossero mal sfruttati, a tutto discapito di quell'interesse delle major che in teoria avrebbe dovuto rappresentare l'unico obiettivo di talune associazioni. Un portavoce di IFPI conferma ora che c'è stata una "sensibile, appropriata e ragionevole riduzione nel nostro budget", ma che nonostante questo EMI non ha abbandonato del tutto la nave di IFPI e ne rimane una delle foraggiatici principali. La pirateria incalza, le major non fanno più cassa come una volta e il P2P rappresenta uno strumento di cui le etichette sono ancora largamente incapaci di servirsi per promuovere i propri asset, ragion per cui è opportuno risparmiare sulle cose inutili come IFPI e affini in attesa di tempi migliori, lascia intendere il presidente di EMI Music International Labels Jean-Francois Cecillon. IFPI continua a rappresentare l'industria a livello globale, ma è indubbio che la riduzione dei finanziamenti di EMI - la cui portata non è stata al momento comunicata - comporterà la necessità di riorganizzare le operazioni dell'associazione. Soprattutto se, come non è affatto difficile prevedere, la decisione di EMI venisse adottata a ruota anche dalle altre grandi sorelle del disco, vale a dire Sony-BMG, Universal e Warner. Quello che sarà particolarmente interessante verificare è il possibile impatto della riduzione sulle attuali strategie di persecuzione nei confronti degli utenti del file sharing, che per quanto si siano rivelate inutili, inefficaci e soprattutto controproducenti - sia economicamente che a livello di immagine - sono sempre state propagandate da IFPI e RIAA come una posizione giusta nei confronti dei fenomeni di condivisione selvaggia del contenuti. Propaganda che, grazie a EMI, ben difficilmente le associazioni potranno ora permettersi di supportare con la stessa, vigorosa ottusità di sempre. Segnala ad un amico |
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