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La trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.
I Radiohead mettono a tacere almeno una delle voci che circolano incontrollate da giorni: In Rainbows vedrà la luce anche su CD-Audio tradizionale, oltre al download digitale e alla confezione in edizione speciale del discbox in uscita a dicembre. Della distribuzione si occuperà l'etichetta inglese indipendente XL Recordings, che già cura gli affari dei White Stripes e ha promosso l'album da solista di Thom Yorke, The Eraser. Richard Russell, fondatore di XL, si dice "più che onorato" di lavorare con la band, mentre il responsabile del management Ben Beardsworth sottolinea come In Raibows sia "un classico autentico" e meriti per questo di raggiungere un'audience massiva rispetto a quella limitata - a suo dire - dei download e del boxset. Affermazioni largamente discutibili visti i numeri fatti registrare dai download in digitale, e che dimostrano ancora una volta l'abisso esistente tra la realtà di tutti i giorni del mondo digitale e le menti contorte dei manager, spaventati dalla prospettiva di perdere la poltrona. Continua a far discutere In Rainbows, l'ultimo album dei Radiohead auto-prodotto, auto-distribuito e sostanzialmente promosso a costo zero, senza pubblicità e affidandosi solo al passaparola e alla distribuzione virale delle informazioni dentro e fuori Rete (rif. Radiohead, pionieri della distribuzione musicale senza major). La reazione delle major ad oggi è nota: il nuovo padrone di EMI, la ex-casa discografica della band, ha parlato senza mezzi termini della necessità di abbracciare la distribuzione digitale dei contenuti con tutte le conseguenze - leggi P2P non autorizzato - che la cosa comporta (rif. Il padrone di EMI Group avverte: la musica digitale è il futuro). Pena l'estinzione della categoria in tempi brevi. In Rainbows sul file sharingParlando di P2P, inoltre, è emerso nei giorni scorsi che In Rainbows, per quanto disponibile per il download anche gratis direttamente dai server gestiti dai Radiohead, è stato fatto oggetto di condivisione selvaggia da parte degli utenti delle più diffuse reti di sharing: secondo stime riconducibili a Forbes e alla società specializzata BigChampagne, nella prima settimana di disponibilità l'album è stato scaricato da non meno di 500.000 utenti di BitTorrent. Un fatto che secondo l'esperto di diritti digitali Ed Felten va spiegato con la facilità intrinseca del download dal P2P: ottenere l'album in maniera legittima - per quanto gratuita - direttamente dai server messi in piedi dalla band necessita del passaggio attraverso una vera e propria fase di acquisto, con click multipli, lettura di condizioni contrattuali e registrazione al servizio previa fornitura dei propri dati personali. Sul file sharing basta invece cercare l'archivio dell'album, iniziare il download e attendere pochi minuti per poter ascoltare i 10 brani confezionati da Yorke&compagni. Secondo Felten in questo caso è predominante il fattore semplicità, e il fatto che la possibilità di scaricare l'album in maniera legittima a costo zero renda l'atto del download via P2P "moralmente" più accettabile. Il file sharing verrebbe insomma usato non perché mezzo gratuito per ottenere i contenuti, ma come strumento tecnologico avanzato e facilmente accessibile per la distribuzione dei suddetti, in grado tra le altre cose di sopperire anche ai periodi di downtime che alcuni di quelli che hanno visitato il sito di In Rainbows hanno dovuto sperimentare durante le prime fasi di distribuzione dell'album. "Questa è l'ennesima dimostrazione del fatto che se l'industria del disco avesse abbracciato le tecnologie musicali di Internet facili da usare molto tempo addietro, le cose sarebbero parecchio differenti ora" conclude il professore. Mistero sui ricaviP2P a parte, la questione realmente centrale che anima il dibattito sulla post-distribuzione digitale di In Rainbows è quanto denaro tale distribuzione abbia portato nelle tasche della band. I guadagni dei Radiohead, intascati nella loro sostanziale interezza e senza la necessità di foraggiare quegli avidi intermediari che sono sempre state le major - escluse ovviamente le società di supporto come quella che ha gestito i download - potrebbero essere il vero terremoto in grado di sentenziare l'inizio di una nuova fase per le tecnologie di sharing o, al contrario, la liquidazione dell'esperimento come un fiasco o un semplice caso fine a se stesso. Secondo quanto riporta Wired, la band per ora ha deciso di non comunicare alcun dato ufficiale alla stampa almeno fino a dopo Natale. La cosa può essere letta come volontà di attendere l'inizio della distribuzione del discbox da 40 sterline, o magari con l'intenzione dei Radiohead di continuare a tenere sulle spine le major, che sicuramente attendono trepidanti l'annuncio dei numeri che ha totalizzato In Rainbows, e che dovranno brancolare nel buio ancora per un po' . Ma se i Radiohead non vogliono parlare le stime "ufficiose" non mancano di certo: ancora Wired mette assieme due diversi calcoli dei guadagni totali generati dal download, entrambi basati sull'assunto già riportato di 1,2 milioni di archivi scaricati nella giornata di mercoledì 10 ottobre. Il primo calcolo prevede una media di 8 dollari pagati a download, e in tal caso l'album avrebbe fruttato in un solo giorno l'incredibile cifra di 10 milioni di dollari. Una seconda stima parla invece di 5 dollari in media a download, per un totale di 6 milioni di dollari in ricavi. Cifre naturalmente parziali e non si sa quanto verosimili, ma che danno il senso di quello che potrebbe rappresentare l'iniziativa dei Radiohead per l'intero mercato musicale. Se le suddette previsioni dovessero in qualche modo venire confermate a fine anno, quando finalmente la band si dovrebbe decidere a mettere la parola fine alle speculazioni, è facile prevedere che un numero non esiguo di artisti di primo piano abbraccerebbe con gioia il metodo-Radiohead, portando ben presto al tracollo le Grandi Sorelle del mercato del disco. E poco importa, in questo senso, che circolino voci su una possibile vendita di In Rainbows su CD-Audio tradizionale, in una finestra temporale limitata e ad opera dell'etichetta indipendente ATO Records (fondata da Dave Matthews e in rapporti con Sony/BMG per quel che concerne la distribuzione). A dare ulteriore consistenza all'esperimento degli inglesi ci pensa il leader dei Nine Inch Nails Trent Reznor, che sul sito web della band annuncia la distribuzione del frutto della collaborazione con il rapper Saul Williams attraverso un metodo auto-gestito non dissimile da quello dei Radiohead. Reznor è un artista notoriamente favorevole alle tecnologie di distribuzione e condivisione dei contenuti digitali, e non sarà stato quindi difficile per lui decidere di andare "on the web" con una collaborazione e prima ancora del suo prossimo lavoro con i NIN, che l'artista ha già da tempo indicato come distribuzione libera in Rete e senza contratti con le major. Segnala ad un amico |
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