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resident evil (1)
, razzismo (1)
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![]() Come da tradizione sin dai tempi della prima PlayStation, l'ultimo capitolo della saga zombi/horror/action del premiato sviluppatore nipponico viene considerato un titolo da "tripla A", capace da solo di spingere gli appassionati ad acquistare una macchina videoludica di nuova generazione. Resident Evil 5 è attualmente previsto in uscita in un momento non precisato del 2009, e ben poco si sa sul gioco tranne frammenti del plot e quanto mostrato dagli sparuti trailer finora distribuiti da Capcom. In particolare l'ultimo filmato mostrato al pubblico, nel corso dell'E3 di luglio, per quanto lasci intendere veramente ben poco di quello che il gioco ha da offrire, è bastato per attirare sulla software house sorprendenti accuse di razzismo, a mio avviso assolutamente ingiustificate. Il polverone è stato sollevato, come anticipato nell'abstract, dal blog Black Looks, sforzo corale per la diffusione di un punto di vista africano sui tanti problemi del continente nero. Nel post dedicato a Resident Evil 5, il weblog mette in risalto il presunto razzismo strisciante che, secondo l'autore, pervaderebbe l'intero videogame. "Il nuovo Resident Evil presenta un uomo bianco in quelle che sembrano uccisioni di persone Nere - si legge sul blog - Le persone Nere dovrebbero essere zombi e il lavoro dell'uomo bianco è distruggerli e salvare l'umanità". Il blog continua e conclude: "Questo è problematico da parecchi punti di vista, inclusa la descrizione delle persone Nere come selvaggi inumani, l'uccisione di persone Nere da parte di un uomo bianco in abbigliamento militare, e il fatto che questo videogioco è indirizzato ai ragazzi e ai giovani adulti. Comincia quando sono giovani... paura, odio e distruzione della gente Nera". Accuse infuocate, che sono state prontamente riprese e sviluppate ulteriormente da un giornalismo forse sin troppo infervorato per poter essere considerato informazione e non mera propaganda (seppure forse in buona fede): l'articolo di Bonnie Ruberg pubblicato su The Village Voice è pieno di chicche come "le ovvie connessioni culturali" tra la razza nera e la mostruosità, o idee da puro onanismo mentale sul tema dell'infezione e del contagio - che da sempre caratterizza l'immaginario orrorifico di cinema e videogame - che si sposa con la piaga dell'HIV nel continente africano. Nell'interesse di miss Bonnie e di quanti si dovessero imbattere in questo genere di fesserie nate da un uso non troppo oculato Rete, è facile ma doveroso smontare alla radice la presunta tesi di razzismo di cui sarebbe impregnato Resident Evil in poche semplici mosse, usando un'unica ma potente "arma segreta" che, evidentemente, a molti ancora difetta: la ragione.
Accuse assurde a parte, la cosa certa è che, ancora una volta, i videogame dimostrano tutta la loro potenza evocativa per l'intero settore mainstream, strumenti di comunicazione e intrattenimento non più relegati al piccolo recinto di appassionati e frikkettoni con i bit al posto dei globuli rossi. Il divertimento interattivo non renderà forse pazzi - o almeno su questo gli scienziati ancora non si sono messi d'accordo, bontà loro - ma è in grado di eccitare gli animi e colpire forte le coscienze. I videogame continuano ad essere solo videogame, a mio personale parere, ma la loro percezione ha smesso da tempo di essere settoriale e limitata nell'ambito di una ristretta cerchia di aficionado. Interessante sarà ora verificare come Capcom deciderà di rispondere ad un'accusa così diretta e circostanziata, se andrà dritta per la propria strada a sviluppare il plot così come stabilito oppure proverà a cambiare rotta sotto il peso di considerazioni così dozzinali e pur tuttavia potenzialmente infamanti. Segnala ad un amico |
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