Ultime news
Ultimi articoli
Le ultime dal Forum |
CorrelatiTagPassa qui con il mouse e visualizza le istruzioni per utilizzare i tag!
riaa (1)
, risarcimento (1)
.
Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa.
La trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.
È giusto chiedere come risarcimento, per un MP3 scaricato dalle reti del peer-to-peer, una cifra migliaia di volte superiore al danno presunto del brano ottenuto illegalmente? È quello che ha deciso di chiedersi David Trager, giudice del distretto di New York, in relazione al caso Lindor. Il dibattimento vede contrapposti la più grande major musicale del mondo, Universal Music Group, e la downloader Marie Lindor, a cui è stato richiesto il pagamento di 750 dollari per ogni singolo brano scaricato. Fissando a 70 centesimi il valore di ogni singolo file, la richiesta risulta pari a 1.071 volte il presunto danno subito: "Le richieste dell'accusa sono incostituzionalmente eccessive e sproporzionate rispetto a un qualsiasi danno che possono aver subito" Universal, sostiene il giudice Trager, e ha per questo stabilito un'indagine conoscitiva particolareggiata dei danni concretamente causati all'industria dai download. Nella sua difesa, Marie Lindor sostiene la tesi non nuova di una RIAA complottista (rif. LimeWire contrattacca RIAA in tribunale), impegnata ad occupare i tribunali per colpire persone "inconsapevoli" di stare violando il diritto d'autore e ad azzoppare la concorrenza e l'evoluzione tecnologica con comportamenti contrari alle norme antitrust statunitensi. A difendere Lindor in tribunale c'è Ray Beckerman, responsabile del blog Recording Industry against The People, attento osservatore delle debordanti iniziative giudiziarie dell'industria discografica, che dedica questa pagina alla disanima del caso. Dopo il caso già segnalato dell'indagine australiana, critica nei confronti di dati privi di ogni riscontro scientifico (rif. I danni della pirateria spacciati dall'industria? Cifre prive di senso), la vicenda newyorkese pone ancora una volta l'accento sulla necessità di accertare con chiarezza quanto valgano i presunti danni dei download digitali illegali, uno dei tanti "grandi misteri" che si celano dietro la bailamme retorica costantemente imbastita e salmodiata dalle major, in difesa della propria frenesia censoria a mezzo tribunali e delle attività lobbistiche sui governi di mezzo mondo. Segnala ad un amico |
© Copyright 2024 BlazeMedia srl - P. IVA 14742231005