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Fissando a 70 centesimi il valore di ogni singolo file, la richiesta risulta pari a 1.071 volte il presunto danno subito: "Le richieste dell'accusa sono incostituzionalmente eccessive e sproporzionate rispetto a un qualsiasi danno che possono aver subito" Universal, sostiene il giudice Trager, e ha per questo stabilito un'indagine conoscitiva particolareggiata dei danni concretamente causati all'industria dai download. Nella sua difesa, Marie Lindor sostiene la tesi non nuova di una RIAA complottista (rif. LimeWire contrattacca RIAA in tribunale), impegnata ad occupare i tribunali per colpire persone "inconsapevoli" di stare violando il diritto d'autore e ad azzoppare la concorrenza e l'evoluzione tecnologica con comportamenti contrari alle norme antitrust statunitensi. A difendere Lindor in tribunale c'è Ray Beckerman, responsabile del blog Recording Industry against The People, attento osservatore delle debordanti iniziative giudiziarie dell'industria discografica, che dedica questa pagina alla disanima del caso. Dopo il caso già segnalato dell'indagine australiana, critica nei confronti di dati privi di ogni riscontro scientifico (rif. I danni della pirateria spacciati dall'industria? Cifre prive di senso), la vicenda newyorkese pone ancora una volta l'accento sulla necessità di accertare con chiarezza quanto valgano i presunti danni dei download digitali illegali, uno dei tanti "grandi misteri" che si celano dietro la bailamme retorica costantemente imbastita e salmodiata dalle major, in difesa della propria frenesia censoria a mezzo tribunali e delle attività lobbistiche sui governi di mezzo mondo. Segnala ad un amico |
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