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EFF: RIAA non può nulla contro il potere del P2P

17/09/2007
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Archivio - Un rapporto di recente pubblicazione fa i conti in tasca all'organizzazione dei discografari americani, rivelando il sostanziale fallimento delle strategie legali fin qui adoperate per la difesa dell'anacronistico diritto di copyright.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

L'industria ha fatto un buco nell'acqua dietro l'altro nel perseguire a mezzo tribunali e avvocati prezzolati gli sviluppatori, i promotori e gli utenti delle tecnologie di condivisione dei contenuti: non è propaganda ma l'impietosa fotografia della situazione reale che scaturisce da RIAA v. The People: Four Years Later, un documentato rapporto stilato e messo recentemente on-line dalla Electronic Frontier Foundation.

Il lavoro analizza le varie fasi di contrasto fin qui adoperate dalla potente organizzazione delle major del disco per cercare di debellare il P2P, che agli occhi dell'industria rappresenta la peggiore minaccia alla sopravvivenza del cartello economico che dura da decenni nell'ambito della musica commerciale. EFF descrive gli inizi della strategia di contrasto legale, con i tentativi di RIAA di denunciare la tecnologia in se ben presto tramutatisi in una vera e propria caccia ai programmatori e soprattutto ai condivisori nel corso del 2003.

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A quel punto i legali dell'organizzazione hanno tentato di tutto pur di ottenere i nominativi degli utenti dietro gli indirizzi IP "beccati" a condividere musica illegalmente, incluse le diffide ai provider. Strategia che, una volta invalidata dalle controcause degli ISP, è di nuovo mutata approdando infine a quella che attualmente è la modalità di denuncia prediletta, ovvero quella contro ignoti, che permette di ottenere con facilità i dati dai gestori di connettività con un ordine del giudice interessato.

Ventimila cause dopo anche questo approccio comincia ad essere controproducente per RIAA, economicamente sconveniente e messo sempre più in discussione dai condivisori per nulla proni a mostrare l'altra guancia senza prima tentare di invalidare le presunte prove raccolte dai cyber-investigatori al soldo dell'organizzazione.

La cosa peggiore per l'industria è ad ogni modo l'effetto complessivo nullo sulla crescita del P2P: non solo la tecnologia più innovativa Rete acquista sempre più il favore dei produttori di contenuti propriamente detti, ovvero gli artisti, ma il suo utilizzo rimane una costante ed è - secondo stime recenti - in crescita continua. Appare poi sempre più evidente che RIAA mente sapendo di mentire quando parla di danno irreparabile all'industria a causa dello scambio illegale di musica su Internet.

Se il mercato musicale è vicino al tracollo economico, e a ben poco serve accanirsi ancora contro il P2P e gli utenti come ben sottolinea il rapporto di EFF, l'organizzazione di legali pro-diritti digitali ritorna a promuovere l'adozione di un'alternativa in circolazione da anni: la Licenza Volontaria Collettiva, un regime in cui si "tollera" la distribuzione on-line dei contenuti musicali dietro il pagamento forfetario di una cifra mensile, così com'è già stato fatto per regolarizzare la diffusione via radio.

Ovviamente vi è anche una terza alternativa: l'industria può benissimo continuare ad infilare la testa sotto la sabbia e fare finta di non sentire, accusare gli utenti di problemi che in realtà risiedono da tutt'altra parte (la contrazione del mercato musicale in favore della crescita di altri tipi di intrattenimento ad esempio, operazione di algebra essenziale alla portata di un bambino come "5-3=2") e godersi, gioiosamente querula, la propria lenta ma inesorabile estinzione per stupidità genetica e incapacità congenita di approcciare concetti come evoluzione e cambiamento.

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