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![]() Ancora una volta, la Francia si dimostra essere terra sensibile ai diritti dei cittadini e, nel caso particolare, ai nuovi diritti digitali nati dalle evoluzioni tecnologiche del moderno cyber-spazio onnipresente e interconnesso.
Nei giorni precedenti l'inizio della pausa dei lavori in occasione delle festività Natalizie, il ramo basso del Parlamento francese ha approvato un emendamento alla nuova legge di ratifica della direttiva europea sul diritto d'autore (EUCD, in pratica l'equivalente del nefasto Digital Millennium Copyright Act americano), che sancisce lo status di totale legalità per l'utilizzo, da parte dei cittadini, di software di file sharing e condivisione per lo scambio di musica e film senza scopo di lucro. L'emendamento stabilisce altresì una sorta di canone mensile (di circa 6,5 euro), da corrispondere ai proprietari dei diritti d'autore sui contenuti a mo' di compensazione per i teorici guadagni mancati. Si prevede, finalmente e in maniera esplicita, una sorta di "eccezione" al copyright quando si stabilisce che "... Gli autori non possono vietare la riproduzione di opere in qualsiasi formato in un servizio di comunicazione on-line quando si intende utilizzarle a scopi privati", e senza fini di lucro.
Quasi ironico da notare, l'emendamento si muove in aperto contrasto con la legge emendata, che intende al contrario aumentare la severità delle misure di repressione del fenomeno. Furenti, come prevedibile, le reazioni dei rappresentanti dei produttori e dei distributori di settore: il presidente della SACEM, la SIAE francese (tristemente nota per i tentativi di tracking degli utenti del Peer-to-Peer, con relativo spam-minaccia per ridurre i "pirati" a più miti consigli), ha definito la misura di tipo "sovietico", visto che "... Si parla di stabilire una tariffa calmierata decisa da una commissione senza alcuna relazione con l'economia delle industrie musicali e cinematografica". Il CEO di un importante produttore cinematografico ha inoltre dichiarato che i parlamentari hanno agito in questo modo soltanto "per dimostrare di essere indipendenti dal Governo", mentre in realtà "non sanno cosa stanno facendo". Tesi francamente molto debole da sostenere, ma che riportiamo per dovere di cronaca. Sul versante opposto, la maggiore associazione dei consumatori francesi, UFC-Que Choisir, ha accolto entusiasticamente la cosa, parlando della possibile nascita, grazie alla modifica legislativa, di "una nuova area di libertà, che consentirebbe agli utenti di Internet di accedere alle diversità culturali offrendo al contempo un giusto compenso agli autori". A conti fatti, non è ancora tempo per cantare vittoria: perché l'emendamento venga definitivamente ratificato occorre il voto del Senato, e nel mentre l'Esecutivo ha la facoltà di riaprire il dibattito sulla modifica Camera per tentare di ribaltarne i principi. Volontà, tra l'altro, già espressa dai membri del Governo. Non resta che attendere la ripresa dei lavori il 17 Gennaio prossimo, per verificare fino a che punto le lobby dell'intrattenimento stanno condizionando la vita politica, economica e sociale del paese d'oltralpe così come di tutto l'Occidente industrializzato, nella strenua e disperata difesa di interessi di parte, a discapito dell'interesse generale e dell'evidenza di una realtà, il P2P, che non si ferma davanti a nessuna denuncia o legge censoria che sia. Segnala ad un amico |
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