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Hikikomori: l'ossessione degli "isolati"Il termine hikikomori ha origini nipponiche e letteralmente significa " isolarsi", "rannicchiarsi in se stessi", "stare in disparte". Sembra il nome di un uragano o di una qualche calamità naturale, ma l'hikikomori non è niente di tutto questo, sebbene gli effetti che esso produce siano metaforicamente paragonabili a quelli di uno tsunami. L'accezione sta ad indicare un fenomeno comportamentale piuttosto inquietante, che induce giovani e adolescenti (prevalentemente di sesso maschile) a rifiutare la vita pubblica e le relazioni interpersonali, per rifugiarsi tra le quattro mura domestiche. Unico contatto con il mondo esterno: l'utilizzo di dispositivi elettronici (TV, cellulare, PC, videogiochi...), che filtrano una realtà solo virtuale. Per la precisione, il termine hikikomori si riferisce sia alla patologia sopra descritta, sia alle vittime di tale fenomeno. L'hikikomori nasce nel Giappone contemporaneo, realtà in cui il livello di avanzamento tecnologico non ha eguali. C'era da aspettarselo... la tecnologia e l'informatizzazione hanno anche un lato oscuro! Tuttavia, il fenomeno, spauracchio del Ministero Sanità giapponese, è oramai dilagato ovunque regni il progresso tecnologico. Gli hikikomori made in Italy formano un esercito ben nutrito e i racconti degli ex "isolati" sono davvero disarmanti: si abbandona la scuola, il lavoro, la vita sociale, e si vive davanti ad uno schermo. Pause saltuarie, giusto per dormire e sbocconcellare un panino (spesso in solitudine, quasi sempre davanti a quel monitor, da cui non si vorrebbero mai staccare gli occhi). Non si riesce a smettere di pensare a quello che è accaduto on-line. Si cerca sempre un PC per connettersi ad Internet, droga virtuale senza paragoni. Una dipendenza in senso stretto, dunque. Si evade dalla realtà a causa di fallimenti scolastici o lavorativi, delusioni sentimentali e, più in generale, eventi che causano, nei soggetti in questione, senso di inadeguatezza e difficoltà nelle relazioni sociali. Grazie ad Internet, coloro che nella vita reale si sentono falliti o inadeguati possono costruirsi una vita parallela, nella quale tutto è più piacevole. Ciò accade prevalentemente nei giochi di ruolo on-line, ma anche nelle chat. Per meglio comprendere l'angosciosa esistenza degli hikikomori, vi consiglio la visione del film "Ao no to", "La torre blu" (anno 2000). "Blu" che, nella lingua inglese (blue), non indica solo il colore azzurro o turchino, ma anche uno stato psicologico di malinconia e depressione. Il regista Katsumi Sakaguchi ha avuto la brillante idea di affidare il ruolo dell'attore protagonista ad un vero ex hikikomori. Egli è Yusuke Nakamura, che nel film (come nella sua trascorsa vita reale) si rinchiude a chiave nella sua stanza, lasciando fuori l'intero universo. E tutto ciò, tra le mille apprensioni di una madre, che vede il figlio consumarsi nel dramma di una paradossale forma di dipendenza. ![]() Disturbo da Internet Dipendenza Segnala ad un amico |
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