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La trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.
Mozilla sta conducendo da tempo esperimenti di fusione tra applicazioni on-line basate sul web e il tradizionale ambiente desktop, codificati nel già trattato progetto WebRunner. Verso la fine di ottobre l'iniziativa ha conosciuto un importante sviluppo: il succitato WebRunner è passato sotto le ali protettive di Mozilla Labs, laboratorio virtuale di sperimentazione sul codice e i progetti embrionali della società alfiera dell'open source, ed è stato per l'occasione brandizzato in Prism. Cos'è in sostanza Prism? Nulla che non fosse già WebRunner: "Prism non è una nuova piattaforma - si legge sul weblog di Mozilla Labs - è semplicemente la piattaforma del web integrata nell'esperienza desktop. Gli sviluppatori web non sono obbligati a pensare ad essa in maniera separata, perché qualsiasi applicazione in grado di girare in un browser web che rispetti gli standard moderni può girare in Prism". Prism è basato sulla stessa tecnologia di Firefox, ma piuttosto che gestire un browser completo si limita ad interpretare e renderizzare a schermo il codice del sito web su cui risiede l'applicativo (es. Google Gmail). Qualsiasi tecnologia che giri in Firefox va bene anche per Prism: HTML, Javascript, CSS e Ajax sono tutte accessibili da una semplice icona sul desktop, senza l'obbligo di caricare quel mangione di memoria che è il pandino con tanto di pulsanti, barre degli indirizzi e altri elementi a corredo dell'interfaccia. GUI in questo caso è quella offerta dalla web appliance, esattamente come capita nel caso si mandi in esecuzione Word, Outlook o Excel. Con tutti i vantaggi del caso: le finestre dei web-applicativi si caricano più velocemente, e qualora una delle istanze del browser che ospitano le suddette dovesse andare in crash non ne risulterebbero inficiate le altre applicazioni eventualmente aperte. Il Site Specific Browser di Mozilla cambia dunque nome e acquista una importanza maggiore nel parco tecnologico a disposizione della società, ma a parte questo la notizia è interessante perché per la prima volta si parla di concorrenza e prospettive future per l'interprete XUL che non vuole essere chiamato browser. "Al contrario di Adobe AIR e Microsoft Silverlight - scrivono infatti gli uomini Mozilla - noi non stiamo costruendo una piattaforma proprietaria per sostituire il web. Noi pensiamo che il web sia una piattaforma potente e aperta per questo genere di innovazioni, quindi il nostro obiettivo è identificare e facilitare lo sviluppo di miglioramenti che portino i vantaggi delle applicazioni desktop alla piattaforma web". Mozilla si riferisce alle evoluzioni della imperante tecnologia Flash, entrambe tese a rendere l'esperienza del web sempre più ricca e utile per l'utente. Un settore in cui da tempo la società ha investito con il progetto Cairo, motore grafico vettoriale che sarà alla base di Firefox 3 e di tutte le future tecnologie sviluppate in seno al pandino. L'altra novità di rilievo di cui si parla in occasione dell'annuncio di Prism è proprio la prospettiva futura della tecnologia, che come Firefox 3 permetterà di gestire dati e informazioni anche off-line, a connessione assente, e farà uso dell'accelerazione tridimensionale offerta dalle moderne schede grafiche per PC. E per chi volesse continuare a gestire le appliance web all'interno del browser usando Prism è in sviluppo persino un'estensione per Firefox: in questo caso l'utilizzo sarebbe ancora più immediato non essendoci la necessità di installare l'interprete di codice già integrato nel panda, avendo in più il vantaggio di poter accedere alle impostazioni di password, cookie e add-on che nel Prism "liscio" sono tagliate fuori per ovvi motivi di essenzialità. I protagonisti dell'economia di rete invadono dunque in maniera sempre più prorompente quello che finora è stato il dominio incontrastato di Microsoft, ovvero il software tradizionale da installare e far girare in locale. Uno sviluppo degli applicativi per la produttività personale e professionale sicuramente interessante, ma che non è scevro da problematiche strutturali piuttosto invalidanti. In una delle sue recenti, graffianti "column" John C. Dvorak mette nero su bianco la sostanziale impossibilità di poter affidare i propri dati ad un server remoto connesso in rete: questo agosto è bastato un "semplice" blackout dei server WGA di Microsoft per far finire in blacklist i PC che avessero nel frattempo tentato l'autenticazione, considerati alla stregua di sistemi contraffatti dal network malfunzionate. Dvorak, che già ha messo in guardia sui pericoli della cosiddetta "bolla speculativa 2.0", osserva sconsolato: "Sebbene i trend tecnologici si stiano chiaramente muovendo nella direzione delle applicazioni disponibili on-line, il massiccio fallimento nello scorso weekend di un importante sotto-sistema di rete prova che tale dipendenza dal network e dai server delle applicazioni ha le potenzialità per divenire catastrofica. Microsoft è un provider di software su server ed è un po' più di una piccola impresa familiare alle prese con grosse installazioni". Segnala ad un amico |
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