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La trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.
Apple è ripetutamente rimproverata di non informare a sufficienza la propria utenza in materia di diritto alla privacy. La società californiana ha appena rivelato di memorizzare per due anni ciò che viene realizzato dai servizi vocali integrati nei propri dispositivi mobili, Siri e Dictation. Tali servizi raccolgono i dati vocali in ingresso e li inoltrano, a mezzo etere, ai server Apple. L'autore resta anonimo. Ad ogni utente viene associato un identificativo numerico generato casualmente. Trascorsi sei mesi il legame si perde. Apple usa il dato per migliorare i propri prodotti e servizi. Google ha una politica analoga. Sostiene inoltre di non avere alcuna possibilità di risalire all'autore di una query. Al di là dell'identità è comunque assodata l'archiviazione. E se il contenuto fosse in qualche modo compromettente? Potenzialmente Apple è in grado entrare in possesso di informazioni sensibili. Da qui nascono le preoccupazioni. IBM ha fatto sapere di aver vietato l'utilizzo di Siri nella propria rete poiché non è in grado di garantire la sicurezza dei dati. Segnala ad un amico |
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