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YouTube non ha violato i diritti di Viacom

24/06/2010
- A cura di
Zane.
Internet - Google ha rischiato di dover pagare un risarcimento da un miliardo di dollari, ma ora è salva. Una sentenza formale ha scagionato YouTube: il videoportale non può essere ritenuto responsabile per i contenuti immessi dagli utenti. Ma in Italia la si pensa diversamente.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

YouTube è al sicuro da eventuali violazioni del diritto d'autore perpetrate dagli utenti. È questo, sommariamente, quanto si può leggere nella sentenza pronunciata nel corso della diatriba fra il colosso Viacom ed il popolare sito di streaming.

A marzo 2007, Viacom aveva trascinato in giudizio YouTube chiedendo un miliardo di dollari di risarcimento danni. Stando al colosso dell'intrattenimento infatti, i filmati caricati sulla piattaforma stavano causando un danno sostanziale al proprio fatturato, mentre Google monetizzava i contenuti pubblicati illegalmente grazie alla pubblicità.

Gli accusati, dal canto proprio, si sono sempre detti disponibili a rimuovere prontamente il materiale segnalato, pur dichiarandosi estranei alle responsabilità inerenti la violazione del diritto d'autore. YouTube, ha sostenuto la difesa, svolge infatti il mero ruolo di piattaforma di distribuzione e, come tale, non può essere giudicata anche per l'operato dei propri utenti.

La decisione di oggi pare confermare la validità di questa seconda teoria: la corte ha infatti stabilito che YouTube è protetto dallo stesso inquadramento di "porto salvo" (safe harbor) che la legge americana nota come Digital Millenium Copyright Act (DMCA) prevede per tutti i fornitori di servizi di intermediazione, fra i quali anche gli Internet service provider (ISP).

L'unica condizione è che gli intermediari si dimostrino cooperativi nella rimozione tempestiva dei contenuti illegali segnalati dai detentori dei diritti: una procedura per avviare la quale, appunto, YouTube mette a disposizione un'apposita pagina.

La decisione della corte, ha precisato con un update successivo Google, scagiona il videoportale anche dalle accuse mosse dalle altre parti del procedimento, fra le quali figura anche la Premier League inglese.

Ma mentre lo staff americano si dice compiaciuto dalla decisione, i colleghi italiani devono fare i conti con una giurisprudenza sostanzialmente differente. Qualche mese addietro infatti, Il Tribunale di Milano ha condannato tre dirigenti di Google per un filmato caricato da terzi sulla piattaforma.

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