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videogiochi (1)
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![]() Secondo gli interessanti risultati di un esperimento di scienziati tedeschi, le rappresentazioni di violenza simulata al computer attivano le stesse zone cerebrali che entrano in funzione durante le risposte a situazioni di pericolo che si presentano nella vita reale.
Proseguite imbracciando il fido fucile a canne mozze, pronti a far esplodere l'aria davanti a voi al primo rumore sospetto. Procedendo nella penombra, sentite dei passi in lontananza, si avvicinano rapidi. D'improvviso i passi si fermano, voi procedete incerti, tentando di non fare il minimo rumore. Vi fermate. Troppo tardi. Un urlo demoniaco lacera l'aria fetida e umida del claustrofobico corridoio, i passi diventano la galoppata di un animale feroce che vuole nutrirsi con le vostre viscere pulsanti... L'avrete vista centinaia di volte, ma la scena vi fa sempre un certo effetto. Vi accucciate, aspettate, la bestia si avvicina sempre di più... ora è visibile, e la sua ferocia aumenta, deve avere le narici pregne del vostro puzzo d'uomo, pensate, mentre prendete bene la mira con il mouse... aspettate, ancora un po' , deve essere abbastanza vicino perché possiate piombare le strette pareti con le interiora marce del figlio dell'inferno... quando vi è ad un palmo, premete il tasto sinistro del mouse. Allora l'urlo lacerante di prima diventa il rumore sordo del tonfo di una cosa morta che cade con violenza, giusto ai vostri piedi, sporcandovi gli scarponi d'ordinanza dei Marine dell'UAC con robaccia giallastra e nauseante da vomitare...Forse era troppo vicino, pensate, e proseguite nella penombra dello stretto corridoio... La reazione aggressiva che avete appena provato nel fare a pezzi il mostro in un innocente gioco per computer ha generato, nel vostro cervello, una reazione chimica identica a quella che vi potrebbe provocare una qualsiasi situazione di pericolo nella vita reale. Questo almeno è il risultato finale dell'esperimento dell'equipe guidata dal dottor Klaus Mathiak, psicologo dell'Università di Aachen.
Durante diverse sessioni di gioco, il cervello dei giocatori è stato analizzato attraverso una scansione a risonanza magnetica: i dati finali hanno mostrato come l'amigdala (la sede dell'anima, almeno secondo Cartesio) e la corteccia anteriore (la sede delle funzionalità più complesse del nostro cervello, che danno poi origine alla coscienza individuale) si "spengano", disattivandosi in ogni occasione in cui si debba reagire violentemente alle situazioni di gioco. Proprio come quello che succede quando fronteggiamo un pericolo reale. Il cervello ed il corpo si preparano, con questa particolare attività neurochimica, a reagire con aggressività alla minaccia incombente. Naturalmente, visto che la conclamata stupidità degli scienziati è pari solo alla loro tendenza a rovinare, con affermazioni dementi e fuori dalla logica il frutto del loro stesso lavoro o di quello dei collegi, un tale Niels Birbaumer, neurobiologo tedesco di chiara fama (chi non lo conosce...), si è affrettato ad affermare che giocare in modo prolungato e con costanza ai videogiochi violenti predispone il nostro cervello a preferire l'utilizzo "degli stessi circuiti cerebrali che suggeriscono una reazione aggressiva anche nelle situazioni di vita reale". Ci trasforma tutti in pazzi violenti che perdono molto facilmente il controllo, insomma... Cercando di trattenere le risate, è d'uopo ricordare che una dimostrazione scientificamente rigorosa e verificabile di questa baggianata, strillata sempre con sommo piacere dalla cattiva opinione pubblica, non è stata mai realizzata e probabilmente mai lo potrà essere. Terminata la news, possiamo finalmente tornare, con granguignolesco gusto e alla faccia degli scienziati teutonici, a fare a pezzi l'orda di zombi assassini che infestano The House of the Dead 3... Segnala ad un amico |
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