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La trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.
Negli ultimi giorni si sono susseguite due importantissime novità per quanto riguarda le libertà concesse ai consumatori. Rippare, craccare, sbloccareIn primo luogo, una corte federale ha stabilito che semplicemente violare i meccanismi a tutela del copyright non può costituire, di per sé, una violazione della legge. Quello che conta è quanto avviene dopo: in caso "il cracker" si limiti ad aggirare la protezione con lo scopo di utilizzare impiegare il prodotto acquistato entro limiti di fair use (utilizzo equo), si rimarrebbe comunque nell'ambito della legalità. In caso invece la violazione dei meccanismi di sicurezza fosse perpetrata ad altro scopo (vendita, condivisione eccetera), si applicherebbero le misure previste dalla normativa in materia. Va comunque precisato che, in larga misura, tali conclusioni sono semplici interpretazioni di un giudizio emesso per dipanare la diatriba fra due aziende (MGE UPS Systems e General Electric) specifiche in un contesto professionale che prevedeva l'uso di una chiave hardware come meccanismo di tutela di software professionale. L'estensione a DVD, videogiochi ed applicazioni domestiche pare quindi sensata, ma non è ancora stata provata direttamente in tribunale. Anche il "jailbreak" è ora legaleUna seconda, importantissima riforma è arrivata dalla Biblioteca del Congresso, istituzione che sovraintende le attività dell'Ufficio Copyright. L'ente ha infatti stabilito la piena legalità della pratica di jailbreaking, ovvero quell'operazione che consente di sbloccare iPhone, iPad e soci allo scopo di eseguirvi anche applicazioni non approvate da Apple. L'atto, per la precisione, parla in larga misura di "piattaforme mobili", ma l'ecosistema Apple è indubbiamente il più interessato. Allo stesso tempo, il gruppo ha esplicitamente previsto come situazioni legali altri "crack" dei meccanismi di protezione. In particolare:
La decisione ha fatto rapidamente il giro della rete, richiamando un certo interesse mediatico. Apple, da sempre schierata contro il jailbreak poiché consiste in un uso illegittimo di software tutelato da proprietà intellettuale, non ha potuto fare altro che prendere atto della decisione, e ricordare che, nonostante la novità, l'operazione di sblocco invalida la garanzia dell'apparecchio: questo significa che l'azienda può continuare a rifiutarsi di fornire supporto tecnico o post-vendita (come le riparazioni) ai possessori di un iDispositivo sbloccato. Numerosi osservatori commentano però che gli aggiornamenti periodici del sistema operativo di bordo, principale strumento utilizzato dall'azienda per ripristinare il blocco, continuerà a creare qualche problema a chi decidesse di sbloccare l'apparecchio. In altre parole, il provvedimento è una legittimazione puramente normativa, con riscontri pratici pressoché nulli, perlomeno nella maggior parte dei casi. L'azienda di Cupertino infatti, non ha, fino ad ora, mai citato nessuno in giudizio per jailbreaking. Decisioni US-only..È comunque importante ricordare che entrambe le novità riguardano strettamente il territorio americano. Tali decisioni non hanno quindi alcun valore nel resto del mondo, in cui le cose rimangono esattamente com'erano. Segnala ad un amico |
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