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Alla scoperta di Lively, il mondo virtuale di Google

14/07/2008
- A cura di
Zane.
Internet - Abbiamo installato e provato il programma di chatroom tridimensionali offerto da Google: un simpatico sistema per fare quattro chiacchiere e passeggiare in libertà, il tutto con un sistema di controllo estremamente intuitivo.

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Purtroppo la lista degli aspetti negativi non si esaurisce ancora: il programma funziona unicamente sotto piattaforma Windows, e solamente utilizzando Internet Explorer o Firefox: gli utenti Mac o Linux oppure Safari o Opera dovranno quindi pazientare ancora qualche tempo.

No, non è Second Life

La stampa specializzata ha subito paragonato questo Lively al celeberrimo Second Life, ma a mio avviso vi sono significative differenze fra i due prodotti.

Innanzitutto, le singole stanze di Lively non sono comunicati: non c'è quindi un vero e proprio "mondo" unico, ma piuttosto tanti piccoli "paesi" a se stanti.

Allo stato attuale inoltre, su Lively non esiste la valuta, strumento fondamentale nella Seconda Vita.

Ancora: il client per Second Life è un'applicazione nativa per desktop, mentre Lively gira all'interno del browser web: da un lato, questo implica una maggiore facilità di installazione e di integrazione con quanto il web ha da offrire offrire (è possibile, ad esempio, affiggere a mo' di quadro anche filmati YouTube) ma dall'altro si traduce in un calo di prestazioni e stabilità notevole. L'integrazione è bidirezionale: non solo è possibile integrare contenuti web all'interno di Lively, ma anche incorporare la propria chatroom preferita all'interno del proprio sito, applicando nelle proprie pagine la semplice stringa di HTML presentata sotto ogni chat: ecco quindi che non solo Lively.com, ma qualisasi pagina web, può essere un punto di accesso all'universo virtuale.

Anche l'impatto visivo è differente: la grafica di Lively è impostata su uno stile cartoon/fumettoso, mentre su Second Life si è mirato a mantenere i disegni quanto più possibile attinenti alla realtà.

Diversa anche la libertà d'azione concessa agli avatar: Lively offre un set di azioni e menu estremamente più limitato rispetto a quanto visto su Second Life: se questo ne pregiudica sicuramente l'attrattiva sul lungo periodo, è anche vero che la creatura Google si conferma nettamente più immediata rispetto al metamondo così ricco creato da Linden Lab.

Infine, differenze anche per quanto rigaurda le "stanze": su Second Life i territori sono acquistabili previo pagamento, mentre su Lively -probabilmente anche per le intrinseche differenze concettuali- le "room" sono gratuite.

Possibilità di profitto

Ancora non è del tutto chiaro come Google conti di capitalizzare su Lively. In Rete già si specula circa la possibilità di vedere annunci AdWords contestuali all'argomento corrente appesi alle pareti, ma si tratta appunto solo di supposizioni.

Un'altra fonte di guadagno potrebbero essere le personalizzazioni: ad oggi infatti, il "negozio" da cui personalizzare il proprio avatar già prevede la possibilità di pagare per acquistare pantaloni, camice, abiti ma anche tagli di capelli aggiuntivi o mobili: tutto è a costo zero per il momento, ma la cosa potrebbe far presagire la volontà di Google di introdurre tariffe per gli elementi più esclusivi. Certo, sarebbe un secco cambio di direzione rispetto alla politica economica adottata fin d'ora da Big G, ma i presupposti sembrano esserci tutti.

L'impressione generale

Ho trascorso ormai qualche tempo nelle chiassose chatroom di Lively, e l'esperienza, a meno dei fastidiosi peccati di gioventù della tecnologia, è sicuramente positiva.

La possibilità di fare quattro chiacchiere in libertà con altri avatar, con i quali interagire in tanti modi diversi, è indubbiamente un passo avanti rispetto alle mere conversazioni IRC degli anni 90.

L'immediatezza di tutto il sistema fa sicuramente la sua parte nel rendere piacevole l'uso di Lively: senza nemmeno leggere la documentazione, le chatroom diventano pienamente godibili già in meno di 10 minuti di smanettamento.

Devo comunque confessare che dubito la cosa possa diventare un passatempo abituale: nessun avatar o mondo virtuale può, almeno per quanto mi riguarda, sostituire quattro chiacchiere fatte di persona con un amico davanti ad una freschissima birretta.

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