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Seagate investe nei Solid State Disc

06/09/2007
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Archivio - Importante dichiarazione d'intenti da parte del management del produttore statunitense: il 2008 segnerà l'entrata in gioco dell'azienda in un settore finora appannaggio soprattutto dei produttori di memorie asiatici.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Attraverso un'intervista rilasciata al Wall Street Journal, il chief executive manager di Seagate Bill Watkins rivela che i piani aziendali del prossimo anno prevedono l'impiego di memoria allo stato solido in ogni possibile ambito di utilizzo. Dichiarazioni di una certa importanza se si considera che la società è il più importante produttore di dischi rigidi al mondo con oltre il 30% di market share.

Così dopo aver "sfondato" il limite psicologico di 1 Terabyte nominale su singola unità, e in attesa di vedere in futuro drive basati su laser invece che sulle testine magnetiche, il giovane mercato dei dischi fissi basati su memoria allo stato solido dovrebbe conoscere un'importante accelerazione nel corso del 2008 grazie al rinnovato impegno di Seagate.

Watkins non ha comunque specificato se la sua azienda intenda gettarsi a capofitto nella promozione di unità costituite esclusivamente da chip NAND Flash, ovvero Solid State Disc (SSD) "puri", o se voglia al contrario spingere per una più stretta integrazione tra le due tecnologie, quella dei chip di memoria e quella tradizionale magnetica, nei cosiddetti dischi ibridi.

Certo se si considera il prezzo per Gigabyte dei drive SSD, incomparabilmente superiore rispetto a quelli magnetici, è facilmente ipotizzabile la volontà da parte del produttore di spingere in primis per l'adozione dei dispositivi ibridi. A parte questo, le problematiche da affrontare sono svariate.

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Prima di tutto c'è da considerare la possibile riduzione di disponibilità dei moduli NAND Flash, situazione già paventata in passato e che potrebbe ripresentarsi acuita visto l'enorme peso specifico dei volumi produttivi di Seagate. Vi sarebbe inoltre da affrontare una mera questione di concorrenza con i gruppi più attivi nel mercato delle memorie come Samsung, attualmente al 4° posto della classifica mondiale degli HD maker, che lavora in un vero e proprio regime facilitato visto che ha l'appoggio anche economico del governo sudcoreano.

Una pratica, quella del supporto politico alle società di bandiera tecnologicamente all'avanguardia piuttosto diffusa in tutta la regione asiatica, dal Giappone Cina passando appunto per Corea del Sud, e che non ha - o almeno non dovrebbe avere - modelli corrispondenti nell'occidente del libero mercato e del capitalismo privato con l'iperpotenza economica americana al centro. E che fa nascere interrogativi sull'avventura di Seagate nel settore dei dischi con chip di memoria e sulle reali caratteristiche di libertà d'iniziativa e di investimento dell'economia internazionale ad alta tecnologia.

Sia come sia, è bene specificare come non si parli qui di una rivoluzione o un cambio di guarda ma di un semplice incremento di investimenti: il core business di Seagate rimane quello delle memorie di massa a tecnologia magnetica, ed è probabile che esso rimanga lo stesso - anche considerando gli investimenti in ricerca in tal senso - per non pochi anni a venire.

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