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RIAA, causa persa e controaccuse in tribunale

20/06/2007
- A cura di
Archivio - Ennesima figuraccia dei discografari americani nelle corti di giustizia: volevano trascinare davanti al giudice la figlia minorenne, ma ora dovranno rispondere del loro operato davanti ai legali della loro "ex-vittima".

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

La faccia tosta di RIAA non aspetta altro che di consumare quel poco di dignità che le è rimasta sotto i piedi dei presunti condivisori di materiale illegale a mezzo P2P. Che poi magari tali condivisioni non siano mai sul serio avvenute è l'ennesima dimostrazione della stupidità e della fallibilità dei presunti controlli messi in atto dai mafiosi dell'industria musicale.

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Accade dunque che il caso Atlantic vs. Andersen, in cui la quarantunenne Tanya Andersen era stata appunto accusata di download non autorizzato di pacchianissime croste successi musicali delle major dai circuiti del file sharing, venga chiuso con la proclamazione dell'innocenza della signora, dimessa Corte dell'Oregon con la formula "with prejudice".

Il caso fece scalpore un paio di mesi or sono, quando l'organizzazione mafiosa delle major pretese la deposizione di Kylee Andersen, la figlia di 10 anni dell'accusata (rif. RIAA pretende la deposizione di una bambina di 10 anni). Pare che le prove in mano a RIAA fossero poco meno che aria fritta, e l'interesse dei media montato per il caso ha infine spinto l'industria ad accettare di chiudere la questione "con pregiudizio".

Tale particolare formula permetterà alla signora Andersen di continuare a contrattaccare RIAA in tribunale e richiedere il risarcimento per le spese legali fin qui sostenute. Cosa che Andersen ha già iniziato a fare da tempo, portando le major alla sbarra per abusi, violazioni alla privacy, frode telematica e via di questo passo. Il pregiudizio con cui si è concluso il suo caso fungerà ora da volano per continuare ad opporsi alla impenitente e indecorosa tracotanza dell'industria e dei suoi tirapiedi.

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