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![]() Sono molte le figure dello sport e della politica che nei mesi scorsi avevano accusato il sito australiano svanityfair.com di diffamazione: stando a quanto ora rilevato GdF, il sito era gestito da un nome di spicco del giornalismo italiano, le cui pagine però erano ospitate in Australia. Il sito, aggiornato passando per un server proxy, garantiva all'autore un buon grado di anonimato, che consentiva, a quanto pare, di parlare più o meno male di persone e fatti di rilievo, senza di fatto poter essere rintracciato. Utilizzando una storpiatura del nome del celebre periodico "Vanity Fair", il giornalista si era aggiudicato un buon grado di visibilità. Le fiamme gialle hanno spiegato che per rintracciare l'anonimo diffamatore, hanno utilizzato alcuni script, i cui dettagli tecnici non sono stati divulgati, inseriti nella posta elettronica inviata ai recapiti rintracciati sul sito: una volta aperti, i controlli avrebbero segnalato all'autorità l'indirizzo IP del proprietario del sito, da cui, grazie ad un intervento Magistratura, è stato possibile risalire all'identità dell'indagato. Si tratta con tutta probabilità di exploit per il mailer più diffuso sul mercato, per cui niente di innovativo: interessante notare comunque come questi espedienti, troppo spesso utilizzati da malware, worm e virus, possano essere utilizzati anche dalle Forze dell'Ordine. Segnala ad un amico |
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