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Seagate cade vittima dei Gigabyte fantasma

08/11/2007
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Archivio - Lo storico produttore statunitense pagherà caro per la confusione delle indicazioni circa la capacità dei propri dischi fissi. Una decisione che potrebbe porre fine all'increscioso fenomeno dei Gigabyte "gonfiati" rispetto alla realtà.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Hard_Disk.jpgGB, Gigabyte, Gibibyte, la storia è nota: esiste una sostanziale differenza tra "quanto pesano" le dimensioni informatiche secondo la numerazione del Sistema Internazionale e i valori storicamente adottati nella pratica. Se a rigor di norma 1.000 Gigabyte equivalgono a 1.000 miliardi di byte, la convenzione errata secondo cui 1 kilobyte è uguale a 1.024 byte e non a 1.000 byte fa si che l'utente di un comune sistema Windows si aspetti che essi pesino 1.073 miliardi di byte e oltre.

In questo equivoco di fondo risiede la ragione dei "Gigabyte fantasma", porzioni di spazio che ci si aspetterebbe di avere a disposizione secondo quanto dichiarato sull'etichetta del disco fisso e che invece risultano indisponibili: una differenza divenuta sempre più consistente con l'evoluzione del mercato degli hard disk, e che su 250 Gigabyte formattati è oramai capace di "mangiare" la bellezza di 18,5 giga.

Una discordanza divenuta insomma eccessiva, al punto da costare un accordo extra-giudiziario salato a Seagate, il maggior produttore di hard disk al mondo che nell'ambito del caso Cho v. Seagate Technology ha dovuto affrontare una class action concernente proprio il malinteso della misura "Gigabyte" usata in modo sbagliato. Seagate ha infine deciso che si, le strombazzate pubblicità di dischi da 1 Terabyte vanno in realtà ridimensionate a 931,33 GB, o comunque che occorre specificare che si sta parlando di multipli di 1.000 e non di 1.024.

L'accordo prevede il pagamento da parte di Seagate di tutte le spese processuali, equivalenti a 1,3 milioni di euro, e il rimborso del 5% del valore dei dischi fissi acquistati sul territorio USA tra il 2001 e il settembre del 2007. In alternativa, i consumatori che rientrino nella suddetta finestra temporale potranno fare domanda per un software di backup dei dati del valore di 20 euro. Gli HD installati sui PC già assemblati sono inoltre esclusi dal rimborso.

Tutte le informazioni necessarie per fare richiesta di risarcimento sono disponibili sul sito web aperto per ospitare la documentazione sull'intesa. Sperando che la decisione di Seagate, anche se non è la prima di cui si ha notizia, insegni finalmente a tutte le società di settore che forse sarebbe il caso di usare meno slogan e più Gibibyte sulle etichette dei prodotti di storage.

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