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Le DRM? Non servono a niente

14/08/2007
- A cura di
Archivio - Il continuo hacking delle tecnologie anticopia dimostra senza ombra di dubbio la totale inutilità della loro adozione. L'industria dovrebbe farsene una ragione e mettersi in testa il classico cappello d'asino mentre è in punizione nell'angolo più lontano della classe...

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Le DRM, le famigerate protezioni contro la copia dei contenuti multimediali tanto amate da una certa parte dell'industria ma soprattutto dalle società produttrici, non solo sono un'aberrazione delle abusate e preistoriche leggi sul copyright, ma vengono puntualmente battute da hacker e smanettoni non appena raggiungono un minimo di popolarità sul mercato digitale.

Il fallimento puntuale, costante e senza via di scampo del dinosauro delle DRM non è un opinione, ma un dato di fatto a cui è impossibile sfuggire a meno di far uso di allucinogeni e chiudersi nel proprio mondo fatato - cosa che, personalmente, sospetto facciano in molti tra le alte sfere dell'industria multimediale, ma non avendo prove concrete a sostegno della mia tesi continuo ad avere il dubbio di poter sbagliare...

Una lista recente dei peggiori - o migliori, a seconda dei punti di vista - insuccessi di note DRM l'ha messa on-line Alexander Wolfe, editor della testata tecnologica InformationWeek. Wolfe mette impietosamente in fila i casi più clamorosi di cracking delle tecnologie anticopia, a cominciare dalla ben nota Content Scrambling System (CSS), la misura impiegata da 10 anni a questa parte per la protezione dei DVD-Video che tanta popolarità ha portato all'hacker norvegese DVD Jon.

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Tecnologia la cui esistenza, come ben sa chi ha mai avuto la necessità di duplicare un suo originale o magari un disco prestato da un amico - siamo onesti una volta tanto, una eventualità del genere è ben più che sporadica - si può benissimo ignorare considerando l'estrema semplicità con cui può essere battuta. Tanto che recentemente una corte finlandese ha sentenziato che CSS è così debole nel proteggere i contenuti che non può più essere considerata una misura efficace, e pertanto bypassarla non è reato.

Dopo CSS l'altro caso che ha tenuto banco spesso è quello della protezione FairPlay, impiegata da Apple per blindare i file AAC venduti sullo store iTunes. DRM che è stata prima reingegnerizzata dal suddetto DVD Jon con PyMusique, infine messa in vendita dall'hacker che è approdato in America e ha fondato la startup DoubleTwist. Attualmente FairPlay viene agilmente battuta dal software QTFairUse, in grado di lavorare anche con la nuova versione 7 del riproduttore multimediale di Apple.

Wolfe prende inoltre in considerazione il caso altrettanto clamoroso di FairUse4WM, grimaldello che prende di mira le DRM made-in-Microsoft adoperate su contenuti Windows Media. Viodentia (nick che identifica l'hacker o la crew dietro il crack) è stato denunciato a piede libero, ma questo non ha impedito ad un certo "Divine Tao", user del solito Forum di Doom9 (una costante quando si parla di cracking e protezioni anti-copia ridicolizzate), di rilasciare recentemente una versione aggiornata del software compatibile con Windows Vista, il lettore multimediale Zune e le ultime versioni delle DRM di Redmond. Sarà forse un caso, ma è interessante notare come Divine Tao sia in realtà l'anagramma di Viodentia...

Come non citare poi il famigerato rootkit di Sony, protezione che non solo non ha funzionato, ma ha causato un tale danno di immagine alla megacorporazione galattica e all'intero mercato del disco che i protagonisti dello scandalo ancora ne stanno pagando le conseguenze (rif. Il rootkit di Sony? Non ha funzionato come avrebbe dovuto)? Com'è d'altronde giusto che sia, visto che fino a prova contraria gli utenti/consumatori non sono ladri e installare software pericolosi e non richiesti sul PC è immorale oltre che illegale.

Wolfe conclude infine la carrellata con il crack di AACS, DRM di nuova generazione per i videodischi in alta definizione Blu-ray e HD DVD resa inoffensiva prima ancora che i suddetti siano divenuti un prodotto di massa (rif. DVDFab HD Decrypter rimuove AACS. Ancora...). L'associazione di AACS può continuare assurdamente a sostenere che in realtà la protezione non è stata battuta ma semplicemente reimplementata, gli utenti che scaricano gli HD DVD su BitTorrent fanno altrettanto semplicemente spallucce, caricano Azureus e continuano il download dei loro contenuti hi-def preferiti senza restrizione alcuna...

Quello segnalato da Wolfe è insomma un vero e proprio cimitero tecnologico, prova provata del fatto che il lento ma inesorabile processo di estinzione e abbandono delle DRM, accelerato tra le altre cose dall'esperimento di EMI, una delle grandi sorelle del disco che ha recentemente messo in vendita il proprio catalogo senza inutili protezioni a corredo, è necessario per la stessa sopravvivenza dell'industria: non capita spesso che un organo di informazione istituzionale come il settimanale Economist bolli le protezioni di dischi e file multimediali come un fallimento, e l'averlo fatto non molto tempo addietro è il segno inequivocabile che la misura è ormai colma (rif. L'Economist sentenzia: le DRM sono un fallimento).

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