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TIME: il dinosauro delle DRM sta per estinguersi

06/06/2007
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Archivio - Sulla stampa internazionale piovono ancora affondi sulle fallimentari tecnologie anticopia usate dall'industria: la loro scomparsa è solo questione di tempo, sostiene il prestigioso settimanale americano.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Cos'è che avevo scritto giorni fa? Che mi sarebbe piaciuto leggere certe cose un po' più spesso. Evidentemente al TIME, storico magazine statunitense in circolazione da 84 anni, leggono MegaLab.it, perché pochi giorni or sono è stato pubblicato on-line un pezzo che non fa altro che corroborare quanto già sentenziato dall'Economist: non solo le tecnologie anticopia sono inutili, inefficaci e pericolose per il mercato, ma sono considerate un problema in seno alla stessa industria.

"Ufficiosamente - si legge nell'articolo incriminato - molti dirigenti (almeno del settore tecnologico) vi diranno che la tecnologia DRM è un dinosauro che sta aspettando la caduta dell'asteroide. È davvero soltanto una questione di'quandò l'industria musicale la smetterà di supporre che i propri consumatori sono tutti criminali".

L'estinzione delle vituperate restrizioni alla copia, alla condivisione e alla distribuzione dei contenuti legittimamente acquistati è dunque certa per il settimanale USA, considerando che ormai il suo utilizzo è visto negativamente anche da una parte di coloro che si dimostrano, almeno ufficialmente, i suoi più strenui sostenitori.

01_-_Im_a_Pirate.jpgL'articolo è utile anche per fare un piccolo sunto di cosa siano le DRM e quali siano le conseguenze del loro impiego, con uno stile descrittivo che si confà più all'uomo della strada - o meglio cerca di farsi comprendere principalmente da questo - piuttosto che al netizen mediamente informato.

La patata bollente delle DRM viene passata di mano in mano, scrive il TIME, cosicché nessuno degli attori in gioco dimostra in effetti di provare simpatia per esse: "I consumatori hanno la sensazione che i rivenditori li stiano trattando come potenziali criminali del copyright - si legge nel pezzo - I rivenditori sostengono di usare le DRM soltanto perché esse sono imposte dalle etichette. Infine le etichette accusano noi, i consumatori, di essere tali lerci pirati musicali".

Il costume piratesco, ad ogni modo, pare sia un fatto naturale con cui convivere: "Molti di noi sono davvero criminali. Quasi tutti possiedono un po' di musica rubata. Ma un po' di pirateria può essere una buona cosa" scrive il reporter del TIME. Ascoltare un MP3 recuperato a scrocco dal P2P può infatti spingere ad acquistare "due album completi degli Shins e a sborsare i soldi per un loro concerto. Il marcato legale si nutre del marcato nero. I dirigenti musicali devono solo imparare a capire come conviverci".

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