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Caso Oracle-Google su Java in Android: vittoria (parziale) per la prima

10/05/2012
- A cura di
Telefonia & Palmari - La corte federale di San Francisco ha decretato la violazione parziale del copyright di Java da parte dell'azienda di Mountain View per la sua implementazione in Android della macchina virtuale Dalvik, ma la partita è ancora tutta da giocare.

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Alcuni mesi fa era giunta notizia di una citazione in giudizio di Google, colosso dell'informatica mondiale, da parte di Oracle, nota azienda produttrice di software proprietaria tra l'altro di Sun Microsystems, riguardo una possibile violazione dell'azienda di Mountain View riguardo il copyright che protegge la piattaforma Java, di proprietà appunto di Oracle, chiedendo ben 2,6 miliardi di dollari di danni.

In particolare, l'azienda americana accusa Google di aver indebitamente copiato ed implementato alcune porzioni di codice di JVM (Java Virtual Machine) in Dalvik, la virtual machine inclusa in Android che si occupa di eseguire le applicazioni scritte in linguaggio Java. Dal canto suo, Big G si è sempre difesa spiegando di non aver mai utilizzato neppure OpenJDK (versione open source di JVM) per lo sviluppo di Dalvik, ammettendo però di aver implementato, per sbaglio, alcune delle funzionalità reclamate da Oracle.

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È notizia di oggi che la Corte federale di San Francisco, California, ha emesso una sentenza che giudica colpevole Google di aver copiato 9 righe di codice riguardanti le API JVM e un numero non ben precisato di quelle riguardanti funzioni come rangeCheck.

Il verdetto rappresenta però una vittoria solo parziale per Oracle: infatti, la giuria ha specificato che, come fatto presente da Google stessa, l'azienda di Mountain View sia stata probabilmente spinta a non ritenere necessario richiedere un'apposita licenza per l'utilizzo della API in seguito ad alcune decisioni prese nel tempo da Sun prima, e da Oracle poi, che potrebbero far rientrare il caso nel cosiddetto "fair use".

Si tratta quindi di un successo solo parziale per Oracle, nonostante l'azienda americana si sia dichiarata soddisfatta dalla sentenza, in quanto sarà necessario aspettare il pronunciamento della giuria riguardo la soggezione delle API Java alle norme di copyright.

E proprio riguardo ciò Google può tirare un sospiro di sollievo, pensando alla sentenza pronunciata alcuni mesi fa dalla Corte di Giustizia Europea che riteneva non soggetto a queste norme il funzionamento di un software, cioè il linguaggio di programmazione e le API.

Quindi la partita fra i due colossi dell'informatica mondiale è ancora tutta da giocare; per ora l'unico dato certo è la flessione del titolo Oracle alla borsa di New York del 1,72% dopo l'annuncio della sentenza, fatto che ci fa intuire le impressioni che la finanza ha avuto riguardo queste decisioni da parte della Corte federale. Con tutta probabilità, però, Oracle non riuscirà ad ottenere il corposo risarcimento chiesto a Google, ma una cifra che si attesta intorno ai 100-150 mila dollari.

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