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Musica legale in rete: cartelli economici e DRM

28/06/2005
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Archivio - Altroconsumo denuncia: limitazioni alla libertà di utilizzo dei brani e la mancanza di una vera politica di concorrenza condizionano la vendita di musica on-line..

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

L'associazione Altroconsumo, impegnata nella difesa dei diritti dei consumatori, ha pubblicato un rapporto sull'attività di 11 store on-line specializzati nella vendita legale di brani musicali. Il rapporto evidenzia come questo nascente mercato sia pesantemente condizionato dalla presenza di limitazioni alla libertà di utilizzo delle canzoni acquistate e da un prezzo di vendita che sembra avere tutte le caratteristiche per essere il risultato di un accordo tra le aziende.

Mac_itunes4.gifPaolo Martinello, presidente di Altroconsumo, ha dichiarato che la sua Associazione ha denunciato simili comportamenti, evidentemente tenuti in spregio alla libera concorrenza, all'Antitrust italiano e all'Organo Competente della Commissione Europea, e fa notare che "Lo sviluppo delle nuove tecnologie deve rappresentare l'occasione per trovare canali distributivi innovativi, in grado di abbattere i costi di distribuzione. Le case discografiche invece stanno ricreando on-line un accordo sui prezzi, uguale a quello della distribuzione tradizionale".

I portali, infatti, offrono gli stessi prezzi di vendita, cioè 99 Eurocent per una canzone e 9,99 Euro per un album intero, facendo nascere perplessità sull'esistenza di un autentico "cartello", un accordo preesistente per la proposta dei medesimi prezzi, accordo da cui è escluso solo il portale russo Allofmp3, che offre prezzi di 5-6 Eurocent a brano.

Dal punto di vista della fruibilità, la situazione è ancora più disastrosa che sul fronte prezzi. I brani venduti in maniera legale, infatti, includono tutti restrizioni DRM che ne limitano in qualche modo le possibilità di utilizzo. Le aziende impongono di avere determinati sistemi operativi, browser web e programmi proprietari per poter accedere ai portali e ai file ivi disponibili. In alcuni casi, ad essere limitato è il numero massimo di copie che è possibile masterizzare, o il numero di PC su cui è possibile leggere i file.

Qualora si passasse indenni attraverso tutte queste "trappole" inventate ad arte dai geniacci del marketing, si incorrerebbe in sicuri guai qualora si volessero ascoltare le proprie canzoni su lettori multimediali portatili, molti dei quali risultano incompatibili con i meccanismi di cifratura utilizzati per proteggere i file.

01_-_Napster.jpgNon solo, Altroconsumo fa notare come le protezioni DRM mettano in discussione quella autentica fesseria dell'"equo compenso", tassa aggiuntiva ai supporti vergini e ai masterizzatori imposta per "risarcire" i produttori per un reato "potenzialmente" realizzabile (la copia dei CD originali), che a questo punto, vista la limitazione nel fare copie dei file protetti, non avrebbe nemmeno l'esile, demente motivazione con cui i legulei responsabili della sua creazione hanno tentato di giustificarla.

Altroconsumo si era già schierata in passato contro il Decreto Urbani, provvedimento realizzato ad arte per la protezione unilaterale degli interessi e dei rendimenti delle case discografiche, che ha inasprito le pene per chi scarica contenuti audiovisivi dalla rete per uso personale senza pagare per i diritti. Secondo l'Associazione, ulteriori interventi normativi ispirati dalle medesime posizioni andrebbero soltanto contro gli interessi dei consumatori, e contribuirebbero a limitare ulteriormente lo sviluppo del mercato della distribuzione legale di audiovisivi in rete.

"La preoccupazione di combattere la pirateria è legittima e condivisibile", nota Paolo Martinello, "ma l'incapacità di fronteggiarla in modo efficace non deve ricadere sul consumatore. Dalle Istituzioni non ci aspettiamo un appiattimento sulle posizioni delle case discografiche, aggrappate alla loro posizione di rendita, ma che sia finalmente individuata con precisione la linea di demarcazione tra il fenomeno della diffusione abusiva di contenuti attraverso Internet e il diritto dei consumatori alla copia privata".

02_-_MP3_Download.jpgAncora una volta, parole di buon senso lanciate nel vuoto imbarazzante del silenzio compiacente di politici lassisti e incapaci e delle case gongolanti e miopi.

Che accade? Si sta realizzando Rete la stessa situazione presente da anni nel mercato dei dischi, le solite note che stabiliscono i prezzi con accordi sotterranei e sottintesi condizionando l'intero mercato musicale. Un mercato che potrebbe esplodere viene tenuto a freno dagli stessi vizi, e dalla stessa incapacità di visione ad un palmo dal proprio naso dei super-manager responsabili delle politiche di vendita, uguale nel mondo dei dischi così come in quello immateriale delle vendite on-line.

L'indagine di Altroconsumo suggerisce un giudizio evidentemente schietto e privo di retorica: se questa è l'idea che le aziende e i distributori hanno di rispetto dei consumatori, di libera concorrenza e dello sviluppo di un nuovo mercato, il Peer-to-Peer non farà altro che crescere, con tutte le sue contraddizioni, ma con la possibilità di accesso totale ai contenuti e alle reti, spazi di libero scambio senza "cartelli" o restrizioni di copia o di fruizione.

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