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Il CEO di Google prevede come sarà il Web 3.0

21/08/2007
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Archivio - Per chi si ponesse ancora dubbi sulla consistenza del cosiddetto "Web 2.0", il comandante esecutivo dell'iperpotenza dei motori di ricerca guarda ancora più in là, al futuro di un web fatto di applicazioni universali e nuvole semantiche di dati. Che non avrà bisogno di Microsoft e di Windows.

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Già oggi c'è chi prevede lo scoppio di una nuova bolla speculativa in seno al Web 2.0, ma i cattivi presagi evidentemente non bastano a raffreddare gli entusiasmi aziendali di Google, la società che, passata indenne la bolla della new economy di fine millennio, è cresciuta al punto da plasmare una fetta consistente della rete Internet a immagine e somiglianza del suo motore di ricerca, dei suoi servizi, delle sue appliance.

Google è al centro della superhighway intasata della società dell'informazione, inizio e cuore pulsante della stragrande maggioranza delle rotte seguite dai naviganti del web. Nessuno dunque meglio di Google è in grado di scorgere le avvisaglie, le nuove tendenze di come l'oceano di informazioni che i suoi crawler automatici scandagliano indefessamente ogni istante verrà organizzato, registrato e consultato dagli utenti dell'Internet di domani.

01_-_Eric_Schmidt.jpgDal ponte di comando della corazzata di Google, Eric "Capitan" Schmidt, CEO e membro del triumvirato Schmidt-Page-Brin che guida la società, può ben permettersi il lusso di gettare lo sguardo oltre i marosi dell'attuale telemaco e prevedere come sarà la generazione successiva del web, la 3.0.

Schmidt, intervenuto al Seoul Digital Forum di questo maggio, si è visto proporre da un membro del pubblico "una domanda semplice", ovvero che cos'è il web 3.0. Il video della breve ma interessante risposta è stato messo a disposizione degli utenti di YouTube nei primi giorni di agosto.

Nella clip, disponibile a questo indirizzo, il miliardario che lavora per un dollaro all'anno prima risponde con umorismo inglese che "il web 2.0 è un termine pubblicitario, e penso che lei abbia inventato il web 3.0 proprio ora", poi entra nel merito della questione e tratteggia con poche ma ficcanti parole chiave dove siamo e dove saremo con la tecnologia di rete applicata alle informazioni ma soprattutto all'utente.

Schmidt identifica l'elemento base del web 2.0 in AJAX, l'insieme di tecnologie di programmazione e scripting (Javascript, HTML, XML, ...) il cui uso diffuso sta permettendo una interattività con i siti web ben superiore a quanto visto negli anni scorsi. Basti ad esempio pensare agli elementi mobili della homepage personalizzabile di iGoogle (i gadget insomma), gli strumenti di produttività personale Google Documenti e Fogli di Lavoro, Google Calendar, e Gmail.

AJAX per Schmidt permette "un modo diverso di costruire le applicazioni" web rispetto al passato. Il web 3.0, nelle previsioni del CEO, sarà basato sulle "applicazioni che sono messe insieme" l'una accanto all'altra, caratterizzate dal fatto di essere "relativamente piccole", di lavorare su dati e informazioni disponibili nella nuvola semantica (come quella dei tag di Flickr, per dirne una), di poter girare su ogni tipo di dispositivo sia esso PC, iPhone o quant'altro, di essere molto veloci e personalizzabili. Inoltre, le applicazioni saranno distribuite "in maniera virale", attraverso i network sociali e la posta elettronica, senza la necessità di un server centrale a cui interfacciarsi per il download.

Il post-AJAX di Schmidt è un modello molto differente di applicazioni da quanto visto finora nel mondo del computing, "molto diverso dall'era del mainframe, molto diverso dall'attuale industria dei PC". Un modo nuovo di scrivere lettere, fare calcoli, produrre presentazioni e interconnettere/processare dati aziendali e personali, reso possibile secondo Schmidt dalle applicazioni che vengono attualmente sviluppate e ricercate da Google stessa e dalle altre società più attive nella crescita del web di nuova generazione.

02_-_iGoogle_AJAX.jpg

Un mondo che il CEO promette sarà più facile da implementare, sarà veloce, risolverà "un sacco di problemi" e girerà dappertutto. A questo punto appare evidente ciò che Google ha intenzione di fare, e che Schmidt declina con serafica semplicità quasi fosse la cosa più lineare e normale del mondo: piuttosto che confrontarsi direttamente (come si va sempre più sostenendo in rete) con Microsoft, società che al contrario dell'ex start-up di Mountain View ha sempre basato la centralità del suo business sul software "in scatola" e la diffusione dei sistemi operativi sui PC in locale, la gioiosa macchina da guerra del trio Schmidt-Page-Brin vuole rendere Microsoft, Windows e il tanto strombazzato Windows Vista sostanzialmente insignificanti o poco più che una variabile indipendente nel nuovo universo del World Wide Web.

La visione di Google è insomma quella di un web che ha acquisito finalmente lo status quo di cuore pulsante dell'economia e della società telematica, svincolato dai concetti forti attualmente dati per scontanti per "vivere" la rete come il client full-optional, il PC dal potente processore centrale, gli hard disk da svariati Gigabyte e via di questo passo. Visione che lo stesso iPhone di Apple probabilmente renderà più concreta di quanto sia stata in passato, e le cui conseguenze porteranno di certo l'ennesima evoluzione nel mezzo di comunicazione più avanzato mai creato.

Fermo restando, ovviamente, che il Web in quanto tale sopravviva alla bolla di cui si parlava all'inizio, e la speculazione galoppante (oggi nel mercato immobiliare degli States, domani magari in Rete...) non stronchi la crescita delle web appliance prima che esse abbiano il tempo anche solo di lasciare la culla dell'attuale prima infanzia...

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