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Caso Peppermint, interviene il Garante

23/05/2007
- A cura di
Archivio - Forse stavolta i "diskografiken" l'han fatta grossa: l'autorità italiana si è schierata dalla parte degli utenti, per indagare eventuali violazioni nella raccolta di indirizzi IP e corrispondenti nominativi dei 4.000 condivisori italiani.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Chiamato in causa più volte, evocato ed invocato da più parti, finalmente il Garante Privacy italiano decide di intervenire direttamente nella intricata questione sollevata dalle 4000 richieste di pizzo spedite in questi giorni dallo studio legale bolzanese M&R (rif. P2P, individuati quasi 4.000 condivisori italiani) ad altrettanti utenti di P2P del bel paese.

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Il Garante si è costituito "in giudizio presso il Tribunale di Roma nelle cause intentate Peppermint nei confronti di gestori telefonici allo scopo di identificare alcune migliaia di utenti", si legge nel comunicato diffuso dall'autorità di controllo. "La decisione del Garante - dice ancora il comunicato - nasce dalla volontà di verificare se nella vicenda siano stati rispettati tutti i diritti di protezione dei dati personali".

Qualcosa dunque puzza nell'operato di Peppermint, e il Garante vuole vederci chiaro: un suo intervento era già stato richiesto dal Tribunale di Roma in prima istanza, e non avendo ricevuto risposta durante la seconda istanza quest'ultimo ha deciso di sua sponte di obbligare Telecom e gli altri ISP coinvolti nel caso a rivelare i nominativi dietro gli indirizzi IP alla casa discografica Peppermint.

La decisione di costituirsi parte civile al fianco degli utenti arriva quindi da lontano, ed è stata richiesta, oltre che dal Tribunale interessato del caso, anche dal senatore dei Verdi e membro Governance di Internet in seno al Ministero dell'Innovazione Fiorello Cortiana, che ha tra l'altro rinnovato l'appello alcuni giorni or sono, con una lettera in cui esortava il Garante a contrastare la "prima ed autentica schedatura di massa" costituita dall'individuazione non autorizzata dei 3.636 utenti condivisori.

Nel mentre, il "caso" è esploso in tutta la sua gravità: danno notizia dell'iniziativa del Garante i telegiornali, i giornali nazionali e la Reuters, mentre P2P Forum Italia ospita l'intervento di chi, tra i 4.000 destinatari della raccomandata estorsiva, non intenda pagare ma ribattere per le rime all'iniziativa di Peppermint. Emergono poi i dettagli sul come Logistep AG, la società svizzera di cui si è servita l'etichetta tedesca, abbia individuato gli IP degli utenti.

"Il programma'File Sharing Monitor'versione 1.3", si legge in un PDF che circola in rete inerente un altro caso in cui è stata precedentemente coinvolta Logistep, "è una versione modificata del client per le reti eDonkey e Gnutella'Shareazà versione 2.1.0". Invece di ricevere e scambiare dati, il software elvetico si è limitato a registrare diligentemente gli IP dei condivisori di particolari brani musicali di proprietà di Peppermint, costituendo un database che è stata la base per l'invio delle famigerate raccomandate in tutta Italia.

La situazione, ad ogni modo, si complica sempre di più: l'entrata in gioco del Garante introduce un possibile elemento destabilizzante nella "americanata" di Peppermint e relativi legali, e rafforza la posizione di chi sostiene l'illegalità della raccolta degli indirizzi IP e i relativi nominativi dei proprietari. Tanto più che, sostengono gli esperti, un semplice IP non identifica necessariamente il proprietario del terminale usato per la presunta violazione, né il semplice possesso del suddetto offre garanzie certe su chi abbia realmente condiviso i presunti brani illegali sulle reti di P2P.

Per chi volesse discutere della questione, è disponibile il topic apposito sul MegaForum. Un interessante approfondimento giuridico del caso Peppermint e le sue possibili implicazioni per utenti e accusatori è stato in questi giorni pubblicato da Punto Informatico, a cura degli avvocati di Consulente Legale Informatico.it.

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