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Sistemi operativi multipli su PlayStation 3, giochi PS2 in guru meditation

20/11/2006
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Archivio - La nuova console Sony promette l'esecuzione di build Linux a velocità sbalorditive sul processore Cell e l'installazione di diversi sistemi operativi sulla stessa macchina. Ma accusa già i primi grossi colpi nella fantomatica retrocompatibilità totale promessa dagli ingegneri nipponici.

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

La nuova incarnazione della regina dell'intrattenimento interattivo invade finalmente il mercato: in Giappone l'11 novembre scorso più di 80.000 acquirenti erano in fila per far propria una copia PS3, e con ogni probabilità lo stesso si sarà verificato il 17 novembre, giorno fissato da Sony per lo sbarco della console negli Stati Uniti.

Per quanto già le prime indagini di mercato commissionate dalle testate on-line comincino a parlare di perdite stimate, su ogni console, di 240-300 dollari (confermando quindi le indiscrezioni dei mesi scorsi sul fatto che PS3 venisse venduta sottocosto, come successo anche per Xbox 360 di Microsoft), emergono ora nuovi particolari sulla duttilità del dispositivo, utilizzabile non solo come macchina da gioco con grafica avveniristica e sonoro TrueHD, ma anche come piattaforma di produttività, sviluppo software, server casalingo o per attività di rete e chi più ne ha più ne metta.

Sony ha più volte messo in luce la vocazione "homebrew" della sua home console, e recenti notizie apparse in rete confermano la cosa: grazie all'utilizzo di un vero e proprio boot loader, sarà possibile installare sull'hard disk più di un sistema operativo, esattamente come accade per le configurazioni multi-boot dei PC. Tra le opzioni disponibili nelle impostazioni si trova infatti l'autoesplicativa "Install Other OS", spiegata sommariamente anche sulla pagina Open Platform del sito ufficiale PS3.

Una piattaforma aperta: l'utente avrà piena scelta tra l'utilizzo del sistema operativo fornito di default con la console o un ambiente dedicato, utile magari a trasformarla in un server di rete o un vero e proprio PC. Buone notizie dal fronte homebrew insomma, in netta controtendenza rispetto ad esempio a quanto succede con la PSP, notoriamente restia a far girare il codice libero dalle imposizioni di Sony.

01_-_Open_Platform_PS3.jpg

Quella che invece non promette bene è una caratteristica altrettanto sbandierata dalla multinazionale ma che, alla prova del fuoco, rivela problemi non da poco: la compatibilità con il parco titoli delle due precedenti PlayStation, offerta attraverso l'emulazione software e la vera e propria integrazione di circuiteria e processore centrale PS2 nel layout hardware del dispositivo, comincia a soffrire di decurtazioni importanti nelle prime prove circolate on-line.

I giochi PS2 che girano con difficoltà o non girano del tutto sono già saliti a 200 (il 2,5% dell'intero catalogo software della console), e la lista include primedonne del calibro di Gran Turismo 4, Tekken 5, Onimusha: Dawn of Dreams, Devil Man Cry e Silent Hill 2. Dei veri e propri blockbuster insomma, per cui sarà obbligatoriamente necessario continuare ad utilizzare la vecchia Play nonostante le assicurazioni di casa Sony. Almeno nell'attesa di un aggiornamento che rappezzi, augurabilmente, le magagne nella retrocompatibilità testé individuate.

E parlando di aggiornamenti, le paure che avevamo già espresso circa una sorta di PlayStation Update sono state ufficialmente confermate: la patch uscita in contemporanea con il lancio avvenuto negli Stati Uniti venerdì scorso, del peso ragguardevole di 100 Megabyte, può essere scaricata anche da un PC e trasferita sul sistema della console attraverso la connessione USB. Né più né meno che una sostanziosa patch per Windows XP insomma, che conferma i forti dubbi sulle attuali capacità industriali di Sony e gli innumerevoli problemi affrontati nella gestazione del progetto PlayStation 3.

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