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![]() La settima relazione semestrale sulla trasparenza ricalca in gran parte quelle che l'hanno preceduta. I governi continuano a premere per avere dettagli dell'utenza e per rimuovere contenuti pubblicati. Se non bastasse ci sono anche i titolari del diritto d'autore e i tribunali. Altre aziende, sull'esempio di Google, hanno proposto la propria relazione sulla trasparenza. A luglio 2012 è toccato a Twitter, a marzo di quest'anno a Microsoft. Altre società che hanno pubblicato i loro resoconti sono DropBox, Sonic.Net, SpiderOak e LinkedIn. Ma non tutte le aziende riescono ad accedere ai dati dei propri utenti nella medesima maniera. Il provider SpiderOak non ha la vasta conoscenza dell'utenza che vanta Google. Infatti i dati che riguardano l'utente sono codificati prima di essere memorizzati. Di fatto il contenuto è inaccessibile e l'azienda non può rivelarlo ai richiedenti. In questo momento Google sta lottando contro una lettera della sicurezza nazionale che, ai sensi del Patriot Act, permette di accedere a dati personali senza che i soggetti interessati dall'indagine ne siano informati. Una recente sentenza ha stabilito che queste lettere non sono incostituzionali. Ma sulla loro legittimità la partita è ancora aperta. Tra l'altro Google fa sapere di aver ricevuto 10 false ordinanze di tribunali per la rimozione di contenuti online. Segnala ad un amico |
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