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![]() Sebbene la presenza di una copia pre-installata di Windows sui nuovi PC costituisca una comodità per per la maggior parte degli utenti, sono numerosi anche coloro che preferirebbero acquistare i calcolatori sprovvisti del sistema operativo Microsoft, per poi procedere autonomamente al setup di Linux o di una versione "full" già in possesso di Windows stesso. Le motivazioni sono prettamente economiche: contrariamente a quanto possa sembrare, la licenza "OEM" per l'uso di Windows ottenuta in questo modo non è gratuita. La voce di costo non è evidente semplicemente perché viene affogata nel prezzo complessivo del sistema. Ottenere il rimborso per quella che viene amichevolmente definita "tassa Microsoft" non è per niente facile, ma, ha confermato un magistrato del Tribunale di Firenze, rientra nei pieni diritti del consumatore. Il giudice, dott.ssa Isabella Mariani, ha infatti rigettato da alcuni giorni l'appello di HP Italia: il colosso tentava di sovvertire una sentenza dell'ottobre 2007 nella quale veniva sancita le leggittimità di rifiutare la licenza di Windows pre-installata ed ottenere così un risarcimento. L'Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori (ADUC), fra le parti schierate a favore della libertà di scelta, ha accolto con entusiasmo la decisione "Si ha diritto all'acquisto esclusivo dei soli prodotti che si scelgono, si vogliono e sopratutto si conoscono. Nella fattispecie il solo PC senza il software.", sottolinea il gruppo. Come procedereNonostante la sentenza, l'iter per ottenere il rimborso è ancora tutt'altro che semplice: l'utente interessato è chiamato a declinare l'accordo di licenza Microsoft subito dopo la primissima accensione del PC, quindi contattare il venditore ed inoltrare la propria richiesta. Frattanto, ADUC spinge anche per una azione giudiziaria collettiva che possa semplificare le cose: tutti i dettagli sono in "ADUC muove contro la "tassa Microsoft"". Segnala ad un amico |
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