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D'altronde la notizia era nell'aria, visto che la major aveva già reso chiara la propria intenzione cominciando a sperimentare la distribuzione di brani senza restrizioni in occasione del prossimo Super Bowl americano. E l'etichetta non poteva certo essere la sola, dopo la conversione di EMI Group, Universal e Warner Music Group al formato MP3, a rimanere ancorata alle fallimentari tecnologie anticopia. Le maggiori produttrici di musica del mondo appaiono essersi infine svegliate dal torpore che le ha ottenebrate per anni, arrivando con fatica - e probabilmente qualche panel a tema, indagini di mercato e riti voodoo propiziatori, tipici delle riunioni aziendali tra manager dallo stipendio multi-milionario ma dal cervello piuttosto corto - alla conclusione a cui il netizen comune arriva con naturalezza: chi acquista contenuti in rete vuole poterli copiare dove e come vuole, senza nessuna "restrizione", DRM o quant'altro a frapporsi tra i suoi brani musicali e il lettore portatile incompatibile con assurde regole tecnologiche e commerciali imposte dall'alto. Sony-BMG porta in dote ad Amazon artisti del calibro di Bruce Springsteen, Santana e Justin Timberlake: "Questo è un giorno davvero eccitante per noi e i nostri clienti" gongola parlando col New York Times Bill Carr, vice presidente per il reparto di musica digitale del reseller americano. "Tutte e quattro le maggiori etichette faranno parte del nostro servizio - dice ancora Carr - Ciò significa che i nostri clienti avranno davvero accesso ai più grandi artisti del mondo". La posizione di Amazon come concorrente di iTunes si rafforza ulteriormente, e se Apple non ha forse granché da preoccuparsi per un possibile calo delle vendite sul suo store considerando che Mela fa i soldi vendendo iPod, i produttori musicali hanno ora a disposizione un canale alternativo per mezzo del quale impostare una politica di prezzi più flessibile, facendo la cresta per i brani più richiesti e riacquistando parte di quel controllo sul mercato perso una volta fatto il "patto con il diavolo Jobs", per la vendita su iTunes al prezzo fisso di 99 centesimi a traccia. Considerazioni di mercato a parte, rimane e va ribadito il fatto con tutta la sua indubbia importanza: le major hanno abbandonato le tecnologie DRM, e considerando i numeri del business in gioco non è difficile ipotizzare un probabilissimo effetto valanga sull'intero mercato dei contenuti digitali, finalmente liberi di circolare in rete nel pieno rispetto del vero principio cardine dell'economia dell'informazione. Segnala ad un amico |
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