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P2P legale in Francia, dietrofront del governo

26/01/2006
- A cura di
Archivio - Non passa l'emendamento del parlamento che voleva legalizzare l'uso delle tecnologie di file sharing. In compenso, il governo propone una nuova legge che stabilisce multe e diffide per chi scarica materiale protetto dalla rete..

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Il pezzo che stai leggendo è stato pubblicato oltre un anno fa. AvvisoLa trattazione seguente è piuttosto datata. Sebbene questo non implichi automaticamente che quanto descritto abbia perso di validità, non è da escludere che la situazione si sia evoluta nel frattempo. Raccomandiamo quantomeno di proseguire la lettura contestualizzando il tutto nel periodo in cui è stato proposto.

Niente Licenza Volontaria Collettiva per i downloader francesi. La proposta di una nuova normativa in materia di diritto d'autore, emendata dal parlamento francese nel periodo prenatalizio, è stata ritirata dal governo. La camera bassa del parlamento aveva approvato un emendamento che sanciva la totale legalizzazione delle tecnologie di scambio file, con la garanzia ulteriore che possedere materiale protetto da copyright in ambito personale e senza scopo di lucro sarebbe stato lecito e non perseguibile. La cosa, naturalmente, aveva fatto infuriare le major e le etichette discografiche (rif. Peer-to-Peer legale in Francia?).

01_-_Music_Pirate.jpgAl posto della vecchia normativa, il governo francese sta formulando una nuova proposta, che prevede multe per chi scarica e la possibilità della galera per chi invece trae profitto dai download illegali. Nel dettaglio, si pensa ad un sistema di avvisi elettronici per scoraggiare comportamenti illeciti: qualora l'utente venisse "beccato" con il "peer in pasta", gli verrebbe recapitata una mail di diffida. In caso di download continuato, la diffida verrebbe spedita via snail mail. Infine, per il pirata impenitente che continuasse imperterrito a scaricare potrebbe scattare una multa compresa tra i 300 e i 1.500 euro.

Diversamente, per chi sfruttasse il peer-to-peer per ricavare guadagni dalla vendita di contenuti protetti, sarebbero previsti fino a 3 anni di galera e multe oltre i 300.000 euro. Un anno di carcere e 100.000 euro di multa invece per chi rivendesse manualistica sull'aggiramento dei sistemi di protezione anticopia.

Le etichette discografiche, ancora una volta, condizionano la politica e l'economia più di quanto dovrebbe essere loro concesso: anche se si tratta, verosimilmente, di misure molto contenute per gli utenti del file sharing che non lucrano sui loro condivisi, sorgono spontanei i dubbi sul tracking degli IP dei cittadini necessario ad inviare l'eventuale diffida. Totalmente ignorata, infine, la proposta di legalizzazione approvata dal parlamento: i politici, per una volta, si erano fatti carico di una istanza reale, la possibilità di fruire dei propri film e della propria musica preferita in un modo totalmente nuovo, grazie al Peer-to-peer e al content sharing reso oggi disponibile dall'evoluzione tecnologica galoppante. Cosa che, evidentemente, non piaceva affatto ai dinosauri dell'industria dell'intrattenimento, ancorati al passato modello di distribuzione e incapaci di ripensare se stessi stando al passo coi tempi.

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