Uomo_Senza_Sonno ha scritto:Blumare ha scritto:Spero che , seguendo l’esempio dell’Italia , tutti gli altri paesi che hanno centrali nucleari le dismettano presto .
Non è male l'idea di una nuova prospettiva energetica globale, tuttavia molti paesi ancora sono costretti, per così dire, ad utilizzarlo perché il cambio della fonte di produzione potrebbe portare al collasso energetico. Certo è che se seguendo l'esempio di Germania, Svizzera e Italia (anche se è solo dopo il referendum che si parla di considerare seriamente le rinnovabili) si sviluppa un piano di sviluppo energetico sostenibile sicuramente il mondo sarebbe decisamente un posto migliore.
Blumare ha scritto:Poi si potrebbe costruire una grande astronave , caricarla con tutte le scorie radioattive del pianeta e mandarla dritta nel Sole . Costoso ma risolutivo .
E cosa succederebbe se durante il lancio l'astronave esplode con tutte le scorie a pochi km di altezza dalla Terra? Non è che abbiamo una tecnologia così consolidata da trascurare le statistiche infauste. E non è nemmeno un rischio trascurabile.. però è fattibile
Andy94 ha scritto:Cosa succede se facciamo bruciare le scorie nucleari dal calore del sole?
Facendo due ricerchine su Goooooogle ho trovato
questo post, dove vengono spiegati alcuni aspetti molto interessanti, tra cui questo
Nell'agosto 2001, nell’ annuale seminario tenutosi al Centro "Ettore Majorana" di Erice, l’americano David Scott (ex astronauta, comandante della missione Apollo 15) ha esposto una sua convinzione: il Sole è la ideale discarica naturale per tutte le scorie radioattive della Terra.
Già con i mezzi attuali l’impresa viene considerata tecnicamente possibile. Gli ostacoli persistono, semmai, sul piano puramente economico. Per liberare il nostro pianeta dalla cosiddetta "spazzatura nucleare" occorrerebbero alcune decine di missioni da condurre con appositi cargo spaziali senza equipaggio spinti da potenti razzi che sarebbero in grado di condurre il carico fino alla zona di attrazione gravitazionale del Sole per essere risucchiato nella sua enorme fornace. Secondo David Scott, sarebbero necessarie alcune decine di missioni, più o meno il numero equivalente richiesto per l’assemblaggio della stazione spaziale. Idea allettante e per nulla proibitiva se non fosse per i costi richiesti da ogni lancio: cento milioni di dollari. Si tratterebbe di un investimento da sostenere senza alcuna contropartita se non la sicurezza e la tranquillità del mondo intero. Va ricordato, infatti, che i tempi di decadimento delle scorie radioattive sono estremamente lunghi e l’umanità non può permettersi di attendere centomila anni per riappropriarsi delle aree usate come deposito. Peraltro la loro bonifica sarebbe comunque lunga e costosa. L’adattamento dei veicoli spaziali per le esigenze di carico del materiale nucleare da smaltire prevede l’elaborazione di uno specifico progetto. Dal momento in cui si decidesse di dare corso al programma, occorrerebbero da due a tre anni per mettere a punto i requisiti tecnici del lanciatore e del relativo cargo. Trattandosi di un carico ad elevato indice di pericolosità, bisognerà salvaguardarlo in caso di problemi nella fase di lancio. Nel rapporto redatto da David Scott, in qualità di presidente dell’omonima fondazione per lo spazio con sede in Inghilterra, il rischio di fallimento viene indicato estremamente basso. D’altronde i più affidabili sistemi di lancio attualmente utilizzati hanno raggiunto un’efficienza nell’ordine del 96%, tenuto conto che nei fallimenti vengono conteggiati anche i cali di pressione ai serbatoi tali da ridurre la spinta e comportare il mancato raggiungimento della quota prevista in orbita. L’ex astronauta, protagonista dell’epopea lunare, ha raccolto consenso e interesse da parte dei 110 scienziati riuniti a Erice. Il problema delle scorie radioattive è un’emergenza di cui si parla ormai dagli Anni ’70 e minaccia di crescere con la costante crescita del fabbisogno di energia e del conseguente funzionamento delle centrali basate sul processo di fissione nucleare che produce l’isotopo plutonio 239 come materiale di scarto. Per liberarsene i governi mondiali devono produrre uno sforzo economico ingente. Le risorse necessarie per avviare un progetto spaziale dovrebbero scaturire da un fondo internazionale comune per non incidere sulla bolletta dell’energia prodotta attraverso la tecnologia nucleare. Scott fuga ogni dubbio anche sull’obiettivo delle missioni, che scaricherebbero nel Sole le scorie senza comportare rischi per la nostra stella. Sarebbe come aggiungere una pagliuzza ad un gigantesco covone. Più che un bombardamento si tratterebbe di alimentare con un minuscolo cerino il fuoco nucleare del Sole.
E anche se li spendessimo qualche miliardino per ripulire il mondo? Ne abbiamo spesi tanti per devastarlo, forse adesso è il caso di spendere per sistemarlo.