Se vi trovate a gestire una rete di computer sufficientemente ampia, la predisposizione di un server DHCP per la configurazione automatica dei client è indubbiamente una scelta vincente per limitare in maniera significativa la quantità di lavoro necessaria ad amministrare l'infrastruttura
Linux, in particolare, offre tutti gli strumenti necessari per svolgere l'operazione in modo rapido ed efficiente: nel corso di questo articolo, vedremo come muoverci.
Nota: poiché il protocollo DHCP è implementato sia in Windows, sia in Linux, sia in Mac OS X e in pressoché qualsiasi altro dispositivo di rete, il nostro server sarà in grado di auto-configurare qualsiasi client, indipendentemente dal sistema operativo in uso sullo stesso.
Nel corso di questo articolo, andremo a preparare il nostro server DHCP con CentOS: per prima cosa, dovete quindi installare tale distribuzione sulla macchina adibita al ruolo di server: ne abbiamo parlato diffusamente in "Guida semplificata all'installazione di CentOS".
Il server dovrà avere una (o più) scheda di rete e dovrà, perlomeno durante la fase di preparazione, essere in grado di accedere ad Internet.
Dovrete poi disporre di un parco di computer "client" con il quale testare il servizio (vi raccomando di usarne quantomeno due), ognuno dotato a propria volta di una scheda di rete impostata per ricevere automaticamente la configurazione via DHCP (è l'opzione di default su pressoché tutti i sistemi operativi).
Dovete quindi connettere fisicamente il server e i client tramite un hub o uno switch: vi raccomando di evitare i router (in particolar modo quelli domestici), poiché quasi tutti i modelli integrano già un server DHCP e sono pre-configurati con una serie di opzioni che potrebbero interferire con la nostra infrastruttura.
Se siete a corto di attrezzatura, potete anche pensare di connettere direttamente un singolo client al server utilizzando un cavo Ethernet in modalità crossover.
Notate inoltre che è necessario svolgere la maggior parte delle operazioni seguenti con i privilegi di root: per la massima comodità, vi raccomando caldamente di accedere direttamente al sistema con tale account. Se preferite utilizzare il vostro utente deprivilegiato, potrebbe bastare comunque lanciare tutti i comandi proposti anteponendo la striga sudo .
Per prima cosa, installiamo il servizio. Lanciate Applications -> Accessories -> Terminal ed impartite questo comando:
yum install dhcp -y
Scaricate ora l'archivio con il file "dhcpd.conf" pronto all'uso ed estraetene il contenuto all'interno della cartella /etc/, sovrascrivendo quello già presente
Se per qualche motivo l'utility di gestione dei file zip non funzionasse correttamente, potete installare tutto il necessario impartendo questo semplice comando da terminale:
yum install unzip file-roller zip -y
Potete ora disconnettere il server da Internet, se lo desiderate.
Dovete ora configurare la scheda di rete del server affinché impieghi un indirizzo IP statico (per maggiori informazioni si veda "Configurare indirizzo IP e DNS su CentOS")
Nel corso di questa guida, utilizzeremo la rete privata 192.168.0.0, ed il server sarà raggiungibile all'indirizzo 192.168.0.1.
Già che ci siete, prendete nota del nome assegnato alla vostra interfaccia di rete (generalmente, sarà eth0): ci servirà al passaggio successivo.
Sebbene questo passaggio possa essere superfluo in condizioni base, raccomando vivamente di esplicitare l'interfaccia di rete sulla quale il vostro server deve configurare i client.
Per farlo, impartite innanzitutto questo comando da terminale:
gedit /etc/sysconfig/dhcpd
Dovreste trovarvi già la dicitura DHCPDARGS=, che andrete a completare con il nome dell'interfaccia di rete che vi eravate appuntanti al passo precedente. In condizioni standard, si leggerà quindi DHCPDARGS=eth0
Salvate il file e chiudete gedit.
Non dimenticate di consentire la connessione alla porta preposta. Seguite System -> Administration -> Security Level and Firewall per aprire il pannello di configurazione del firewall, premete il pulsante Add in basso a destra, immettete 67, scegliete udp dal menu a tendina e confermate tutto quanto
Nota: questo passaggio potrebbe non essere strettamente indispensabile, ma è meglio svolgerlo comunque per non incappare in problemi successivamente.
Siamo pronti a partire: da terminale, impartite service dhcpd start e dovreste essere salutati da un incoraggiante OK verde
In tal caso, è tutto operativo: accendete i client ed ammirare il risultato dei vostri sforzi
Se siete arrivati fino a qui, il servizio è pienamente operativo e funzionante. È però indispensabile un'ultima attenzione: far sì che la funzione venga attivata automaticamente ad ogni boot del server.
Cliccate quindi System -> Administration -> Services, individuate dhcpd dalla lista e spuntate la casella di controllo relativa
Cliccate il pulsante Save per salvare la modifica.
Ora il servizio verrà auto-avviato contestualmente ad ogni caricamento del sistema operativo.
Il file di configurazione proposto è pensato per un impiego generico. In particolar modo, distribuisce via DHCP gli indirizzi compresi nella gamma 192.168.0.2-192.168.0.250, concedendovi così la libertà di aggregare alla rete altri 4 calcolatori (quelli compresi fra 192.168.0.251 e 192.168.0.254) con indirizzo IP statico configurato direttamente sui client.
Notate anche che vi sono due macchine di esempio, chiamate mio-computer-primo e mio-computer-secondo alle quali viene assegnato sempre e comunque uno specifico indirizzo. Tali sistemi vengono riconosciuti dal proprio indirizzo fisico e devono, chiaramente, essere modificati sostituendo ai dati fittizi quelli dei vostri computer.
Va da sé che è anche possibile eliminare del tutto tale indicazione, oppure aggiungere altri blocchi analoghi per gestire allo stesso modo anche altre macchine.
Non dimenticate che tutte le modifiche apportate al file di configurazione non saranno recepite fino a quando il servizio non sarà riavviato: per farlo, è sufficiente impartire service dhcpd restart da teminale.
Nella situazione attuale, i computer della vostra rete sono in grado di comunicare agevolmente fra loro, ma non possono ancora accedere ad Internet.
Affinché questo sia possibile, è infatti necessario configurare un ulteriore componente sul server: ne ho parlato nell'articolo "Creare un router da zero con un vecchio PC e CentOS".
L'obbiettivo di questa guida era quello di consentire all'amministratore di sistema di rendere operativo il servizio nel modo più rapido possibile. Chi fosse interessato ad approfondire le tante opzioni disponibili oppure desiderasse comprendere l'affascinante funzionamento del protocollo DHCP, può consultare la documentazione ufficiale di CentOS oppure la pagina ufficiale per l'implementazione di riferimento realizzata da Internet Systems Consortium.
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