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da talksina » lun mar 01, 2010 3:55 pm
Volevo fare un articolo io in merito alla dipendenza da internet, ma ho visto che ce ne sta già uno, anche se vecchio
allora ne approfitto per rispondere a questo.
Sono una persona che purtroppo ha vissuto questo problema sulla pelle; sto combattendo una forma di IAD dal 2009, anzi diciamo che il 23 marzo 2010 sarà il primo anniversario del mio definitivo BASTA.
Internet è il mio lavoro (sono web developer) e data la mia disabilità -non vedente- la rete è stata, ed è, un mezzo fondamentale anche per la mia autonomia personale; dalla semplice attività di ricarica del cellulare, alle spese on line, alla lettura di giornali e libri, nonché anche seguire la tv (grazie al programma TVOSA, che ho conosciuto tra l'altro qui su MegaLab)
Il problema qual è: che i media tradizionali, di questa IAD, parlano in modo errato. Del resto, hanno tutto l'interesse per screditare un mezzo libero e -per ora- ancora neutro come la rete. Fatto sta che ho ridicolizzato il problema, credendo che IAD fosse solo quando si hanno accentuati i sintomi descritti proprio in quest'articolo, più che altro si parlava di ansia, insonnia, depressione...
Non mi stavo rendendo conto che in realtà la malattia mi stava distruggendo, che MI STAVO distruggendo: in pratica quando ero in internet, io come persona non esistevo più e prendevo le vesti di un'altra persona inesistente, un fake di sesso maschile.
Meccanismo nato dall'esigenza di proteggermi(essere donna in rete è assolutamente dura) ma che poi da gioco ha iniziato a diventare un vero e proprio distacco dalla realtà; i familiari servivano solo per mangiare e dormire, coi colleghi ci stavo perché dovevo lavorarci insieme, ma per il resto ero in chat
e tutto perché? Perché un lutto non elaborato mi ha rovinato l'adolescenza. Dai 12 ai 16 anni son stata incapace di fare amicizie di qualsiasi tipo, mi ero fatta una specie di corazza quindi figurarsi chi è che può andar vicino a una che si comporta come una pietra e che per di più è disabile?
e appena ho finito la scuola a 19 anni nel 99, ho mollato anche gli scout, volevo dire basta a tutte quelle relazioni forzate convinta che internet mi aprisse un mondo nuovo, che prima era solo un mezzo sogno nel senso che mi limitavo ogni tanto a fare telefonate anonime alle radio fingendomi una ragazza innamorata di un ragazzo che ovviamente non esisteva, ma poi anche là mi dovevo fermare, perché i genitori ovviamente controllavano tutto e le bollette telefoniche si alzavano.
invece, vuoi l'inesperienza in rete, vuoi che mi ero fatta violenza per anni, nel senso che la mancanza di affetto per un essere umano (amicizia e sentimenti) è contro natura... mi sono creata questa falsa identità, con cui mi legavo virtualmente a delle persone, che si legavano a me solo chiaramente in modo fittizio, ma che mi facevano sentire considerata
peccato che ero io la prima a non considerarmi
Fino a che non ho trovato nel corso della mia vita una persona, REALE, che di questa identità fittizia ha voluto sapere indagando fino in fondo
e alla fine sono stata costretta a riconsiderare tutto, ad ammettere di essere affetta proprio da quella malattia che tanto ridicolizzavo. La IAD. Ovvero, era una brutta dipendenza da relazioni sociali sul web, e da sovraccarico di informazione.
La paura grande di ammettere la cosa, era quella che probabilmente avrei rischiato di perdere il lavoro, la famiglia, sarei dovuta andarmi a curare chissà dove, mi avrebbero imbottita di farmaci e costretta a tornare indietro alla tavoletta e il punteruolo(cercate su google tavoletta braille e poi mi sapete dire l'avanzata tecnologia a cui mi avrebbero costretto),
invece niente di tutto questo
La IAD non è come la dipendenza da fumo o alcool, sebbene l'approccio mentale e i meccanismi siano gli stessi, per fortuna manca la compromissione fisica.
Certo, se ti stai a perdere le ore in rete e anziché andare in bagno o mangiare vai in internet, ci rimetti anche le penne volendo
ma non è che ti debbano sottoporre delle sostanze chimiche in corpo perché hai la IAD
...a meno che non ci siano dei deficit pregressi diagnosticati, come la depressione
Fatto sta che, già una settimana dopo che avevo smesso drasticamente di loggarmi in chat con quella falsa identità, mi sono accorta che non era assolutamente così duro come pensavo.
Adesso sì, è vero che sto seguendo una terapia con una psicologa
Ma non è una terapia farmacologica, semplicemente si parla. Sono sedute di psicoanalisi cioè non so neanch'io come si chiamano, fatto sta che sono dei colloqui di un'ora, una o 2 volte al mese, in cui però non si parla solo di IAD, ma mi servono per non far errori nel mio percorso post-IAD e soprattutto nel mio riscatto rispetto alla vita di tutti i giorni:
si dice sempre, nella vita di solito si ha una seconda possibilità ma se ti giochi la prima e anche la seconda, evidentemente non la meritavi
Ho solo imparato che è difficile ottenere dei risultati
ma è facile perdere tutto, ci vuole davvero un attimo.
La mia esperienza con IAD comunque non finisce qui, nel senso che mi sto impegnando per informare dove possibile sull'argomento, con un sito http://www.iadkillervirus.org
VIRUS sta per "Vogliamo Internet non Rifugio ma Utile Strumento", il progetto si pone come obiettivo quello di istruire su cosa è la IAD, su come combatterla sul nascere cercando di non eliminare la rete, ma piuttosto usarla in modo equilibrato PRIMA che faccia danni
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