L'evento era nell'aria da tempo, e alla fine si è concretizzato: Bram Cohen, l'ingegnoso coder autore del progetto BitTorrent, ha stretto un accordo con la MPAA, l'associazione dei cinematografari americani, per una collaborazione tesa a controllare il download sul popolare network di file sharing.
BitTorrent, partito come algoritmo intelligente per la distribuzione di contenuti in grado di aumentare la velocità del download in proporzione al numero di utenti condivisori, è oggi uno dei servizi fondamentali della rete: come recenti ricerche di CacheLogic hanno confermato, la maggioranza dei bit che viaggiano in rete sono generati da BitTorrent e dai tanti client compatibili con il protocollo alla base del network. È facile dunque comprendere l'interesse delle major cinematografiche, anche considerando l'uso intensivo della rete per la distribuzione di pellicole protette dal diritto d'autore, a condizionare quanto più possibile gli sviluppatori più autorevoli del software e dell'architettura della rete.
Dopo i primi incontri amichevoli di Agosto, ora arriva l'accordo tra Cohen e Dan Glickman, CEO di MPAA, per la "depurazione" del motore di ricerca di torrent messo a punto da Cohen e accessibile dalla homepage di BitTorrent: gli autori si impegnano a rimuovere, dietro precisa indicazione della società che detiene i diritti di un particolare contenuto, ogni link a file .torrent in grado di rendere disponibile quella stessa risorsa senza prima passare dalla cassa degli interessi dei grossi nomi dell'industria.
Cohen ha comunque evidenziato come sia praticamente impossibile, a livello software, impedire l'uso del programma per la condivisione di materiale protetto. Lo stesso database del motore di ricerca in oggetto sarà solo parzialmente ritoccato, previa richiesta specifica, lasciando ampio margine al download selvaggio e incontrollato.
Al di là dell'ulteriore dimostrazione della tracotanza, della miopia e delle velleità censorie dei rappresentanti dei produttori dell'industria dell'intrattenimento, l'accordo è certamente l'ennesimo segnale di interesse del settore per le nuove tecnologie di condivisione e distribuzione di contenuti. Il problema è, al solito, che nessuno è disposto ad ammettere che l'accordo di compromesso le aziende dovrebbero farlo con gli utenti, accettando l'idea di liberalizzare il P2P tout-court per uso personale e ripensando drasticamente la corrente strategia di usare il comodo capro espiatorio del file sharing per nascondere le proprie inefficienze e i propri limiti...
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