Il Tribunale di Milano ha condannato a 6 mesi di reclusione (con pena sospesa) i tre dirigenti di Google che, nel 2006, non avevano impedito la pubblicazione di un filmato con le violenze ai danni di un ragazzo down.
Gli imputati, assolti dall'accusa di diffamazione a mezzo stampa, sono stati condannati per violazione della privacy.
Immediata la replica di Google, che ha denunciato un attacco ai principi fondamentali di libertà ispiratori di Internet. Tuttavia, la motivazione della sentenza, frutto di un attento bilanciamento di interessi, è assolutamente chiara e ineccepibile: il diritto d'impresa non può prevalere sulla dignità della persona.
Si tratta di una decisione storica, con cui si è chiuso il primo procedimento penale che ha visto imputati i responsabili di Google per la pubblicazione di contenuti sul web.
Sebbene l'associazione Vividown e il Comune di Milano, parti civili costituite, non abbiano ottenuto alcun risarcimento (la loro posizione, infatti, era legata soltanto al reato di diffamazione originariamente contestato), i familiari del ragazzo maltrattato si sono detti molto soddisfatti dell'esito del giudizio.
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