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Elezioni Europee: anche i Pirati in parlamento?

a cura di THEno
05/06/2009 - news
Tecnologia & Attualità - Il partito dei Verdi europei sembra avere molti punti in comune con l'ideologia del file sharing. Nonostante gli scarsi successi esso si sta muovendo sempre di più dalla parte dei condivisori, facendo leva su una campagna elettorale all'insegna della difesa del P2P.

Anche alle elezioni europee i condivisori potranno avere un partito che li rappresenti in tutto e per tutto. Dopo il medio successo riscosso dal Partito Pirata in Svezia, il quale si è occupato della strenua difesa di The Pirate Bay durante il processo, a livello europeo sembra che il parito dei Verdi si stia muovendo nella stessa direzione.

In questo momento esso occupa 42 seggi ma, con la campagna promossa in questi tempi, si pensa che il numero possa ampliarsi considerevolmente. I Verdi si sono infatti attivati parallelamente alle ultime vicende che hanno interessato il mondo del file-sharing, iniziando il loro operato nel 2008 con un video pubblicitario ad incitamento del P2P.

Questo partito ha poi combattuto aspramente molte vicende attuali, tentando di abbattare normative come IPRED ed i famosi "three strikes". Nonostante gli scarsi risultati, esso continua ad essere proiettato verso la tutela della condivisione di file via Internet.

Il partito ha esposto molto esplicitamente la propria idea, descrivendosi come un movimento che vuole favorire la distribuzione della cultura in un mondo dove la Rete è lo strumento migliore a riguardo. Dall'altra parte essi sono convinti che gli unici violatori punibili non siano tutti coloro che si appropriano di materiale musicale o video a scopo privato, bensì coloro che sfruttano questa possibilità per guadagnare illegalmente.

Le stesse manovre di "spionaggio" dei computer non vengono accettate dai Verdi europei, in quanto tali atteggiamenti sono inequivocabilmente delle violazioni della privacy di un privato cittadino. Forse sono proprio queste le idee condivise da molti degli appassionati di peer-to-peer, e forse una rappresentazione parlamentare a livello europeo potrebbe essere un ottimo passo per chi ha sempre difeso la libera circolazione delle opere.

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