Da quanto tempo assistiamo alla disfida fra i benpensanti, che vogliono limitare la distribuzione dei giochi violenti, e le industrie in causa, che invece negano apertamente che i loro prodotti possano portare ad azioni sconsiderate?
Se i Paesi riuscissero a provare scientificamente il danno che i videogiochi violenti possono compiere, allora le grandi case dovranno seriamente limitare la loro produzione. A questo proposito il Dr. Christopher J. Ferguson, della Texas A&M International University, intervistato da GameSpot, ha tentato di chiarirci le idee.
L'esperto ha voluto subito specificare come gran parte delle ricerche vengano spacciate per scientifiche, sebbene non lo siano, solo per influenzare l'opinione pubblica: egli consiglia di essere quindi più scettici a riguardo, e di trattare ogni informazione con le dovute cautele.
Portando avanti l'ennesima ricerca sul problema legato alla violenza causata di videogiochi ha voluto esprimersi onestamente, spiegando come sia difficile condurre studi obbiettivi in laboratorio: Ferguson pensa che oltre il 90% dei risultati non siano realmente definibili "scientifici".
"Non possiamo permetterci di avere ragazzi che si accoltellano o che si picchiano l'un l'altro, ovviamente" ha dichiarato. Dopotutto i criteri per valutare gli effetti psicologici sono tantissimi (alcuni studi reputano atti aggressivi le riproduzioni vocali di suoni come esplosioni) e ogni ricercatore, in base ai propri principi, vede la situazione dal proprio punto di vista.
La conclusione è dunque che non vi è nessuna conclusione. La "lotta" fra le varie fazioni rimane apertissima, senza vincitori e senza perdenti. Ancora non è stata provata scientificamente la possibilità che alcuni giochi istighino realmente aggressività, tuttavia alcuni episodi realmente shockanti sembrano rivelarci il contrario.
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