Internet è stata innumerevoli volte dipinta come "l'autostrada dell'informazione", la qual espressione dà per scontato che tutti si vada veloci sulle connessioni in fibra e sui doppini iper-pompati dalle ultime evoluzioni in fatto di linee digitali asincrone volgarmente dette ADSL. La realtà di utilizzo quotidiana dice invece una cosa ben diversa, e cioè che Internet è tutto fuorché un'autostrada: non si contano i casi di congestione di rete, traffico modello lumaca e addirittura l'impossibilità di usufruire del servizio per temporanei black-out della connessione.
Internet insomma è lenta, checché ne dicano quelli del partito della "superhighway" di cui sopra. A conferma di questa banale verità dell'esistenza di un netizen ci si mette adesso anche la scienza, che "dipinge" quella che dovrebbe essere una rappresentazione grafica accurata di come stanno realmente le cose nel mare magnum Rete delle reti.
L'immagine allegata, frutto del lavoro dei fisici dell'Università di Tel Aviv, Israele, rappresenta il rendering matematico delle interconnessioni tra doppini, centraline, fibre, rotte internazionali e i vari network di ISP e provider che forniscono accesso Rete. All'estrema periferia, colorati in viola, vi sono appunto i piccoli gestori di connettività che offrono a tutti noi la possibilità di navigare, scaricare la posta o i file dal P2P e guardare video su GoogleTube.
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Al centro c'è un cluster super-massivo di network dalla banda e dalle capacità computazionali superiori, per intenderci le reti gestite dal colosso americano AT&T WorldNet e i mainframe di Google.
Com'è facile rendersi conto con un semplice colpo d'occhio alle intricatissime rotte da attraversare per raggiungere il centro pulsante della Matrice Grande Rete, i naviganti hanno sempre e comunque il loro bel penare per accedere alle informazioni e ai contenuti desiderati, risultando il tutto estremamente farraginoso e niente affatto ottimizzato.
Lo studio, ad ogni modo, non fornisce alcuna soluzione miracolosa all'attuale congestione del pelago telematico, limitandosi semplicemente a fotografare lo stato dei fatti. Il modello in effetti rappresenta proprio il tentativo di dare un volto concreto Rete, lasciando che altri si occupino di studiare possibili alternative all'attuale modello lecca-lecca.
Sia come sia, la cosa mi pare estremamente interessante e degna di segnalazione. Riporto inoltre il link al PDF del lavoro degli scienziati, anche se la sua consultazione non risulta proprio adatta ad un pubblico generalista privo di formazione specifica.
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