MILANO — Non è una questione di libertà d'espressione ma, più semplicemente, di denaro. Il download da Internet e la condivisione illegale, senza pagare il diritto d'autore, di file audio e video sono un grosso buco nero per l'industria discografica e cinematografica. Come dice Enzo Mazza, presidente di Fimi, l'associazione che in Italia rappresenta le multinazionali della musica «a fronte di un'offerta di 5 milioni di file musicali legali, 800 milioni di file vengono scambiati illegalmente». Ecco perché, spinti dalle lobby della musica e del cinema, i governi di alcuni Paesi — Francia in testa grazie all'impegno personale del presidente Nicolas Sarkozy ma anche Inghilterra, Giappone e Australia — stanno facendo forti pressioni affinché i provider Internet, le società che forniscono le connessioni alla Rete, si trasformino in cyberpoliziotti. Dovrebbero essere loro, in collaborazione con la polizia, a individuare e bloccare i clienti che utilizzano Internet illegalmente. Come? La proposta Sarkozy (discussa e bocciata con un voto simbolico dal Parlamento Europeo la settimana scorsa) ma che a maggio in Francia diventerà legge, ricorda le ammonizioni nel calcio: alla terza volta che si è beccati a scaricare o condividere file senza pagare, scatta la squalifica, ovvero il taglio della linea Web da parte dello stesso provider che la fornisce. La materia è complessa ed è difficile mettere d'accordo le parti. Solo in Nuova Zelanda è già legge. In Inghilterra, per esempio, il provider Tiscali Uk ha chiesto che il costo da sostenere per installare i filtri che permettono l'individuazione di chi viola la legge siano divisi con l'industria discografica. Che ha risposto picche riportando la discussione al punto di partenza.
http://www.corriere.it/cronache/08_apri ... 6ba6.shtml