La Cina si avvicina.
Cina, giro di vite sui video degli utenti
A partire da fine mese saranno consentiti solo quelli diffusi o approvati dallo Stato
«Quanti forniscono servizi di video online dovrebbero servire il popolo e il socialismo, e rispettarne il codice morale». È questo il principio alla base della nuova legge messa a punto dal governo della Cina per la regolamentazione dei contenuti video cui gli internauti cinesi possono accedere.
RESTRIZIONI – In pratica, in base alle nuove norme, solo i siti di proprietà dello Stato o da esso controllati potranno pubblicare e consentire agli utenti di postare videoclip in rete, e dovranno inoltre disporre dell'apposito permesso rilasciato dalle autorità competenti. Inoltre, come spiega il Los Angeles Times, il regolamento obbliga i provider dei servizi in questione a cancellare o a denunciare contenuti inappropriati, ovvero pornografici, offensivi per la reputazione della nazione, destabilizzanti per l'equilibrio sociale o relativi a segreti di stato. In caso di violazione delle norme da parte dei gestori dei servizi, i permessi loro accordati (soggetti a rinnovo triennale) potranno essere revocati per cinque anni.
DESTINATARI – La maggior parte dei provider di contenuti video cinesi sono privati, e le nuove regole potrebbero metterli in seria difficoltà. Allo stesso modo, è probabile che anche siti esteri come YouTube dovranno prendere in considerazione una rivisitazione della propria policy, al fine di evitare di essere tagliati fuori dal mercato della Repubblica popolare, dove il numero degli utenti della rete sta aumentando rapidamente. Proprio un portavoce del popolare sito di video acquisito da Google ha dichiarato infatti che le nuove restrizioni «potrebbero essere motivo di preoccupazione, a seconda di come saranno interpretate». Ma la grande G confida (ottimisticamente) nel fatto che il governo cinese sia «consapevole dell'enorme valore dei contenuti video presenti in rete e che non priverà mai la sua popolazione di tale beneficio».
ENTRATA IN VIGORE – La nuova legge, approvata dalla State Administration of Radio, Film and Television e dal ministero per l'Industria dell'informazione è stata pubblicata giovedì sulle pagine dei siti internet dell'amministrazione e avrà effetto a partire dal 31 gennaio prossimo.
Il corriere